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13 minuti di applausi per Davide Astori

13 come il minuto in cui decine di migliaia di tifosi, a prescindere dalla fede sportiva, hanno rivolto gli occhi al cielo per tributargli un doveroso e commosso saluto. 13 come il numero di maglia che indossava per difendere i colori di una squadra prestigiosa come la Fiorentina e della Nazionale italiana. 13 come l’orario in cui venerdì scorso la famiglia ha diffuso tramite la stampa una struggente lettera per ricordare anzitutto un bravo ragazzo e poi un ottimo calciatore. E’ passato già un anno, eppure sembra ieri. Dalla voglia di andare allo stadio per godersi un altro fine settimana all’insegna della passione alle lacrime di disperazione per un lutto troppo grande, per una perdita umana e professionale che rappresenta ancora oggi una ferita aperta in ognuno di noi. 365 giorni fa ci lasciava Davide Astori, per cause ancora da accertare: c’è chi dice sia morto nel sonno per un rallentamento del battito cardiaco, chi pensa ad un infarto dettato da problemi al cuore non riscontrabili attraverso i numerosi esami diagnostici a cui ogni atleta è sottoposto durante un campionato. Poche ore prima aveva svolto regolarmente il suo allenamento con il pensiero rivolto alla partita di Udine, ma quella partita non l’ha mai giocata. Il tragico ritrovamento del corpo scosse Stefano Pioli, allenatore gentiluomo che gli aveva affidato la fascia di capitano e che oggi, commosso, durante una solenne celebrazione ha confidato che la sua squadra, ancora oggi, non ha superato l’angoscia di quei momenti. “Ho pensato di dimettermi, ma so che Davide non avrebbe voluto. Lui è vivo in tutto quello che faccio, sono un uomo migliore e lo ringrazio” ha detto con la voce spezzata dalle lacrime, quelle stese lacrime versate ieri sui campi di calcio dai suoi ex compagni di squadra che, al tredicesimo minuto, si sono fermati ed abbracciati per ricordarlo e per stendere idealmente il tradizionale velo pietoso nei confronti di persone malate che hanno usato i social per infangarne la memoria e che, si spera, possano essere consegnati alla giustizia. Quando si trattano certi argomenti si rischia di cadere nella retorica. Preferiamo, dunque, affidare la chiusura del nostro articolo alle parole dei genitori di Astori, con quel messaggio rivolto a tutti basato sulla voglia di non dimenticare:

“Un anno senza Davide non si può raccontare. Non esistono le parole, ma forse neanche servono, perché in fondo quello appena passato è stato un anno CON Davide, in un modo diverso e che non avremmo mai voluto scoprire, ma comunque insieme a nostro FIGLIO.INSIEME è la parola che vorremmo pronunciare più forte, ma non possiamo. La nostra voce oggi non è più quella che Davide ha sentito sin da bambino e forse adesso farebbe fatica a riconoscerla, perché il dolore l’ha cambiata per sempre. Per questo non riusciamo a leggere questa lettera e affidiamo a voi i nostri sentimenti, così come tanti amici hanno fatto in questi giorni in cui il ricordo si è fatto inevitabilmente più intenso.

Tanti in questi mesi ci hanno detto che il nostro Davide era speciale, dotato di una GENTILEZZA rara, spesso disarmante. Ed è vero. Davide non doveva sforzarsi per esserlo, è sempre stato così, sin da bambino: naturalmente, istintivamente, gentile. Ma guai a scambiarla per debolezza o remissione: era la sua FORZA. Davide era fortissimo, era la roccia a cui aggrapparci. Per questo noi oggi cerchiamo di essere forti come lui, ma soprattutto come lui ci vorrebbe. E’ la nostra SFIDA quotidiana, durissima, ma ci proviamo. Grazie a Davide, che ci ha lasciato l’eredita più preziosa che si possa desiderare: un amore infinito. Quello della gente per lui, quello di Davide per la gente, ma soprattutto quello di Davide per la vita. Continuate a ricordarlo e non stancatevi di raccontarlo. Rivederlo sorridere in una foto, osservarlo correre nelle immagini, sentirlo nei vostri aneddoti non ci fa soffrire: per noi è come RIABBRACCIARLO ogni volta.

Anna e Renato Astori”

sgsalerno1919@hotmail.it