VINCERE PER NON GIOCARE CON LE GRANDI: LO STRANO CASO DEL NOVARA PRIMAVERA
Essere promossi da Primavera 2 a Primavera 1 ma vedere vanificati tutti gli sforzi per via di un regolamento a dir poco bizzarro, è uno dei paradossi della riforma dei campionati dello scorso anno. E’ questo il caso del Novara Primavera, che paga la pessima stagione della prima squadra, culminata con la retrocessione in Lega Pro, che non potrà giocarsi il campionato superiore dopo aver vinto meritatamente, e con una giornata di anticipo, il proprio girone.
Come dire: per la serie: W la meritocrazia, ma soprattutto, fatto più grave, si va a punire una società, come quella del Novara che ha ben lavorato con i giovani a discapito di chi, invece, galleggia nei bassifondi del campionato Primavera 2.
Che il calcio italiano abbia bisogno di una profonda riforma è cosa nota ed è sotto gli occhi di tutti, la domanda è: “Perché una formazione giovanile, reduce da un campionato esaltante, deve vedersi negato un sogno per delle regole che hanno poco a che fare con il calcio?”
Il Novara, che ha un ottimo parco giovani, che ha fatto dei buoni investimenti, deve vedersi tutelato e spronato a continuare su questa falsariga. Questo da un punto di vista economico (e non solo).
Se poi vogliamo vedere la cosa da un punto di vista sportivo dobbiamo dire che non si possono far svanire i risultati conseguiti in campo e tutti i sacrifici di una stagione per via di una regola tutta all’italiana.
Sulla nostra testata, già a inizio maggio scorso, (clicca QUI per leggere l’articolo completo) l’esperto di calcio giovanile mister Vito Laudani Galvagno esprimeva perplessità circa le novità del campionato Primavera puntando il dito contro i vertici del calcio italiano, rei di non far migliorare quello giovanile e si chiedeva: “Se la squadra dei gironi B vincesse il campionato e la prima squadra dovesse retrocedere che fine farà? Andrà a giocare il Torneo Berretti. Ecco, questa è una delle cose che non ritengo opportune”.
Previsione profetica, visto quello che è poi accaduto ai ragazzi del Novara.
Sarebbe, invece, opportuno scindere le due cose facendo crescere i calciatori più giovani nei campionati che hanno meritato di giocare sul campo e dando spazio a chi cura con attenzione il proprio settore giovanile. Questo potrebbe significare che una società piccola, ma con forte propensione per il settore giovanile, potrà vedere la sua squadra ‘youth’ giocare contro le grandi del calcio italiano pur avendo la formazione maggiore in un campionato minore. A nostro avviso solo così il calcio italiano potrà avere maggiore equilibrio e maggiori attenzioni per i settori giovanili.