8 Marzo: Isabella Tamburini, tutor scolastico settore giovanile
Ho praticato fin da giovane diversi sport e tutti quanti mi hanno fatto amare la fatica; soprattutto amavo competere con lei, domarla e alla fine vincerla.
Ho imparato a essere più forte di lei, a non ascoltarla quando voleva fermarmi in vasca durante gli allenamenti di nuoto per poi vincerla facendo qualche vasca in più.
Dopo il nuoto ho praticato lo sci, il ciclismo e ho fatto immersioni subacquee; lei, la fatica, era sempre lì….. con la pesantezza delle bombole, la durezza degli scarponi o la ripidezza delle salite. In ogni sport la fatica è un’amica instancabile, un metro corretto per capire se il lavoro è fatto bene e se ci saranno progressi.
Dal 2004 nel mondo dello sport ho iniziato a lavorarci e da allora ho sperimentato una nuova fatica, inaspettata e amara: la fatica che prova una donna per farsi ascoltare, per farsi prendere sul serio e per trovare uno spazio. Non è stata certo una novità ma che fosse nello sport non me lo aspettavo… soprattutto non mi aspettavo preconcetti sulle donne fra persone che hanno praticato sport e che di “sportivo” non hanno niente.
Non è sempre così, c’è anche chi ascolta, ma che fatica trovarlo…
Comunque anche questo tipo di fatica non mi ha fermata ed ancora oggi coltivo la mia passione e cerco di seminare buone pratiche per la gestione degli atleti in età scolare e di fare progetti per la collaborazioni fra le organizzazioni sportive e le scuole del territorio.
L’8 marzo è il giusto pretesto per ricordare alle donne che dovranno allenarsi ancora tanto e ancora di più e non dovranno mai farsi vincere dalla fatica perché continuerà a farci compagnia a lungo, ovunque ci troviamo.