GIACOMO ZUNICO (EX PORTIERE):”OGGI VANNO DI MODA LE SCUOLE CALCIO PER PORTIERE. MA DICO DI FARE ATTENZIONE…”
“Tengo molto a cuore il ruolo del portiere. Oggi si dice che in Italia portieri bravi in circolazione non ce ne sono, tant’è che sono arrivati tanti portieri stranieri. Questo deve spingerci a fare un esame di coscienza, se prima eravamo la migliore scuola di portieri al mondo e oggi invece siamo indietro nel ranking mondiale”. E’ Giacomo Zunico, ex portiere di Catanzaro, Varese, Parma, Brescia e Cosenza che parla ai nostri microfoni facendo una disamina puntuale del ruolo del portiere. “Si è puntato molto sulla questione dell’altezza, io credo che oggi un portiere alto 1,85 sia più che valido. Un portiere alto 1,80/82 può andar bene lo stesso perchè quello che perde in altezza lo recupera in agilità e in esplosività. Oggi la popolazione media italiana è 1,80, quindi i portieri non dovrebbero giocare più a pallone? Poi ci può essere il Donnarumma della situazione che è alto 1,96 m, ma quello è un caso. Invece i portieri svedesi o sloveni hanno uno sviluppo di crescita fisica diversa da quella italiana. Vedo in giro portieri italiani di media statura, come ad esempio Brignoli del Perugia, che pur non essendo altissimo, sta facendo benissimo e si sta mettendo in mostra“.
Zunico, dopo aver appeso i “guanti” al chiodo e aver girato diverse città, è ritornato a vivere in provincia di Napoli dove ha aperto una scuola calcio interamente dedicata alla preparazione dei portieri. Attualmente sono presenti due strutture: una in zona Camaldoli e l’altra a Casoria ed è in previsione anche l’apertura di un terzo centro nella zona del Vesuviano.
Come nasce l’idea di aprire una scuola calcio per portieri?
“La scuola è presente sei anni, da quando sono rientrato a Napoli al termine della mia carriera. Ho iniziato con un amico di vecchia data, Crighi, presidente della Scuola Calcio Keller. Ho lavorato un pò con lui, poi abbiamo fondato questa scuola per portieri insieme ad altri collaboratori. Abbiamo organizzato degli stages estivi dedicati ai portieri e ogni anno riproponiamo questa attività. Sono ragazzi che giocano nelle varie squadre e vengono da noi a fare un lavoro differenziato con i nostri preparatori che hanno esperienza e competenza. Di solito le squadre giovanili hanno preparatori di portieri che in carriera hanno giocato in campionati dilettanti. Invece nella nostra scuola calcio ci sono preparatori che hanno giocato a medio-alti livelli e che quindi possiamo trasmettere qualcosa in più ai ragazzi”.
Avete già raggiunto qualche risultato importante?
“Abbiamo già dato a qualche ragazzo, che è passato dalla nostra scuola, delle opportunità di crescita. Alcuni ragazzi sono a Roma, altri al Napoli, c’è un ragazzo che è in procinto di andare all’Inter. Insomma, dopo sei anni, iniziano ad arrivare le prime soddisfazioni per noi”.
Quali competenze ha lo staff della tua scuola calcio?
“Da quest’anno lo staff della scuola calcio vede la presenza anche di Iezzo e Imparato che sono ex portieri che hanno giocato ad ottimi livelli. Abbiamo creato un giusto mix di esperienze e competenze che mettiamo al servizio dei ragazzi che si allenano con noi. Tra l’altro io ho giocato negli anni ottanta, Imparato negli anni novanta e Iezzo negli anni duemila: mettendo insieme modi e scuole diverse di fare calcio pensiamo di poter dare ai ragazzi quello di cui hanno bisogno per poter emergere“.
In giro si vedono tante scuole calcio dedicate ai portieri, come mai?
“Si, è vero. Adesso stanno nascendo in Italia diverse scuola calcio dedicate ai portieri, sta diventando una moda. Dico ai genitori di stare attenti alla qualità di queste scuole, è importante capire chi ci lavora e quali competenze hanno gli istruttori. Oggi molti si improvvisano istruttori, studiano su internet le tecniche nuove. Adesso va di moda la parata “a croce”, quella che utilizzano i portieri di calcio a 5. Però applicare questa regola alla porta di 7 metri e mezzo diventa un pò difficile essere efficaci. Io non vado dietro le mode, io cerco di trasmettere il mio bagaglio di esperienza e quello che ho fatto in carriera“.
Nei giorni scorsi Zunico & company hanno organizzato anche un evento gratuito sulla giornata del portiere, che ha preceduto lo stage che si terrà dal 26 giugno al 14 luglio. Saranno tre settimane di lavoro durante le quali i portieri apprenderanno delle nozioni tecniche e fisiche che riguardano questo ruolo.
Con Zunigo, oltre 450 partite giocate tra i vari campionati professionistici, riavvolgiamo il nastro della sua carriera. “Ho fatto 15 anni di Serie B, il mio motto è stato sempre quello di giocare e non guardare gli altri che giocavano. Tante volte ho preferito la serie cadetta alla Serie A perchè in serie B ero sicuro di giocare le mie 35/36 partite a stagione, anzichè riscaldare qualche panchina di serie A“.
Ricordi qualche partita giocata contro la Salernitana?
“Ho giocato contro la Salernitana sia all’Arechi, quando ero al Cosenza, che al Vestuti ai tempi in cui militavo nel Catanzaro in cui giocava anche Palanca. Al Vestuti perdemmo 2 a 1, era la prima di campionato che si giocò proprio il giorno del Santo Patrono di Salerno. Quell’anno vincemmo il campionato di Serie C e l’anno dopo sfiorammo la Serie A. Ricordo anche il bomber Giovanni Pisano che mi fece gol quando giocavo nel Cosenza. All’epoca a Salerno c’era Delio Rossi e noi avevamo Zaccheroni come allenatore”.
Per curiosità, sei stato mai vicino di passare alla Salernitana?
“Salerno è stata sempre una piazza molto ambita, sono stato in procinto di andare alla Salernitana quando, ragazzino, giocavo nel Gladiator nel campionato Interregionale. Preferei però andare a giocare a San Giovanni Val D’Arno, in Serie C2. Fu una buona scelta perchè dopo andai a Varese in una piazza più tranquilla“.
Rispetto ad oggi com’è cambiato il calcio ?
“Rispetto al passato il calcio è cambiato, anche per colpa della crisi economica. Oggi non ci sono più i Presidenti di una volta che facevano calcio perchè amavano la squadra della propria città. Adesso il calcio si fa solo per business, per interesse economico. Dimentichiamo spesso che il calcio è uno sport: al di là degli investimenti che un Presidente fa per la propria squadra, però quello che deve muovere tutto è la passione verso i propri colori. Ai miei tempi i Presidenti erano tifosi. Io ho giocato fino agli anni 2000, quindi ho potuto vedere la differenza rispetto gli anni ottanta. Adesso è cambiato ancora. Io ho smesso perchè ero stanco di andare in giro, in squadre quasi fallite, per questo poi ho deciso di dedicarmi alla famiglia e di aprire una scuola di portieri vicino casa”.
Ultima domanda: ricordi la partita di addio al calcio?
“Certo! E’ stata Andria Cosenza, in serie B. Dopo quella partita ebbi un confronto acceso con l’allenatore (De Vecchi, ndr), quindi andai dal Presidente per comunicargli che mi sarei fatto da parte. La società scelse di tenere l’allenatore, che era già subentrato in corso di campionato a Giuliano Sonzogni. Poi, però, a tre giornate dalla fine De Vecchi fu esonerato e ripresero Sonzogni che portò alla salvezza il Cosenza”.
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