EMANUELE FILIPPINI (EX BRESCIA): “BAGGIO UN LEADER VERO. MI ISPIRO A PRANDELLI E GUIDOLIN”. E SULLA CORSA DI MAZZONE…
Ha giocato quasi 500 partite in carriera con tante maglie importanti come Brescia, Lazio, Palermo, Bologna, solo per citarne alcune, realizzando anche oltre 20 gol. Durante la permanenza a Palermo, nella stagione 2004/2015 che si concluse con la promozione in massima serie, si tolse anche lo sfizio di esibirsi allo stadio Barbera, davanti a 30 mila spettatori, in un piccolo concerto in cui dimostrò il suo talento per la chitarra e per la musica rock. Stiamo parlando di Emanuele Filippini che, per diversi anni, ha fatto coppia fissa con il fratello gemello Antonio in alcune squadre di A e B.
Contattato dalla nostra redazione, Emanuele si è reso disponibile a rispondere ad alcune domande. Ecco l’intervista.
Dopo l’esperienza positiva a Ciliverghe in Serie D che si è conclusa con la vittoria dei play off, quest’anno sei stato chiamato a guidare la panchina dell’Imolese, sempre in Serie D. Con quali obiettivi? “Gli obiettivi di questa stagione sono di lottare per vincere il campionato. La società ha allestito una squadra importante ma sappiamo che sarà dura perché ci sono squadre molto forti”.
Alleni da qualche anno, dopo esserti misurato con le giovanili di Brescia e Feralpi Salò. Quale schema di gioco preferisci? Ti ispiri a qualche allenatore, magari qualcuno che ti ha allenato in carriera? “Preferisco due moduli in particolare: il 4-3-3 e il 3-5-1-1. Anche se mi adatto ai giocatori che ho a disposizione. Come allenatori, mi ispiro a Mazzone, Prandelli e Guidolin”.
Hai citato Mazzone. Ai tempi in cui hai militato nel Brescia è passata alla storia la partita contro l’Atalanta per la rimonta in extremis e corsa di Carletto Mazzone verso il settore ospiti. Ci racconti qualche aneddoto? “Ero in campo in quella partita. Subito dopo il gol Baggio che realizzava il gol del 3 a 3, io e Petruzzi, ex giocatore della Roma, ci siamo abbracciati a centrocampo. E mentre ci abbracciavamo, ho visto il mister a correre verso la curva ospiti e ho detto a Fabio “ma dove sta andando il mister?” A quel punto siamo scoppiati a ridere!”
Sei all’inizio della tua carriera da allenatore e hai iniziato dalle serie inferiori. Ma quanto è difficile fare calcio oggi rispetto al passato, soprattutto nel mondo dei dilettanti? “Diciamo che è la stessa cosa rispetto al mondo professionistico. La principale difficoltà è far giocare i giovani con i susseguenti cambi durante la partita, perchè ci sono maggiori vincoli e regole da rispettare”.
Riavvolgiamo il nastro della tua carriera da calciatore. Hai militato in squadre importanti, come Brescia, Lazio, Palermo. Sei soddisfatto del tuo percorso calcistico? Oppure hai qualche rimpianto?
“Onestamente non ho nessun rimpianto. Sono soddisfatto di quello che ho fatto e di quello che ho dato al calcio e quanto ho ricevuto. Mi sono sempre divertito, facendo un lavoro che mi ha sempre appassionato”.
Hai avuto la possibilità di giocare con tanti campioni, tra cui Roberto Baggio. Che persona era negli spogliatoi? “Roberto è una grande persona, un leader soprattutto in campo perché fuori è un po’ introverso ma quando entrava in campo era un fenomeno. Non l’ho mai visto lamentarsi per un passaggio sbagliato ma ti spronava sempre a fare meglio con una comunicazione sempre positiva”.
Emanuele ed Antonio Filippini: quante volte i vostri compagni di squadra si confondevano nel riconoscervi? “Beh, praticamente sbagliavano tante volte. E noi ci arrabbiavamo…quindi eravamo sempre arrabbiati!”.
Una curiosità: hai mai affrontato la Salernitana? “Si, ho giocato a Salerno. E’ sempre bello giocare davanti ad un pubblico del genere, ti trasmette delle emozioni importanti, anche se sei un avversario”.
Fonte foto: profilo FB di Emanuele Filippini