I segreti della preparazione atletica: intervista all’Uefa A Pasquale D’Antonio
Il mondo del calcio attuale necessita di una preparazione atletica sempre più curata, e per ogni professionista che si avvicina a questo mondo è sempre più impegnativo e ostico l’iter da seguire per via anche di un calcio sempre più agonistico e meno tecnico. Tra i tanti ragazzi che stanno affrontando questo percorso c’è anche il 26enne ebolitano Pasquale D’Antonio che sta per intraprendere la strada del professionismo. Laureato in Scienze e tecniche dello sport a Napoli, con un master in preparazione atletica nel calcio, ha conseguito da poco il patentino di preparatore atletico professionista, che permette di svolgere la professione in qualunque categoria. “Sono cresciuto a pane e calcio fin da piccolo, in una famiglia di sportivi, per poi dopo l’attività di calciatore in settori giovanili dilettantistici, ho deciso di abbandonare il calcio e dedicarmi a sport individuali, corsa e fitness, a fini non agonistici, continuando sempre a nutrire passione per il calcio giocato, giocandolo a scopo ludico-ricreazionale almeno 3 volte a settimana, fino ad un paio d’anni fa”, esordisce D’Antonio contattato dalla nostra Redazione, “la scelta di abbandonare il calcio è derivante dalla mancanza di stimoli a praticarlo a livelli amatoriali e dilettanteschi, ragion per cui da quel momento spinto dalla passione per lo sport, da sempre per me croce e delizia, ho deciso di voler entrare nel mondo del calcio per un’altra strada, non essendo riuscito a farlo da calciatore”.
Quali sono i tuoi obiettivi e i tuoi sogni? “Adesso il mio obiettivo è mettermi da subito in gioco, cercando qualche squadra che voglia puntare su di me dandomi fiducia, anche a campionato in corso. Una cosa che garantisco a chi punterà su di me è il sacrificio e la passione per lo sport in generale e il calcio in particolare. Non c’è un minuto della mia giornata in cui non penso, parlo o faccio sport. La mia ambizione è puntare in alto, non so se ci riuscirò ma una cosa e sicura non mancheranno sacrifici, passione, sangue e sudore. Citando D’Annunzio, il mio poeta preferito, “per aspera ad astra”. Quando si sogna da soli rimane un sogno, quando lo si fa insieme è il sogno che diventa realtà, ed io ho la fortuna di avere la famiglia accanto e degli amici, pochi ma buoni, che hanno sempre creduto in me”.
Cosa c’è di sbagliato nella frase “hanno sbagliato la preparazione? “Le opinioni dei non addetti ai lavori lasciano il tempo che trovano. Una cosa è sicura, nella metodologia dell’allenamento, ognuno ha le sue idee, teorie e modus operandi, l’importante è crederci. Non sentirete mai criticare un mio collega, soprattutto a chi sta a certi livelli, perché so un preparatore quanti sacrifici deve fare per arrivare in alto, è la figura che nel calcio deve sudare di più per realizzare i propri obiettivi. La preparazione fisica del calciatore, soprattutto ad alti livelli, richiede un costante aggiornamento, perché le Sport Science sono in continua evoluzione ed occorre sempre integrare le evidenze scientifiche alla pratica da campo giornaliera. Quando una squadra non ottiene risultati è difficile trovare il colpevole, è uno sport di squadra, si vince insieme si perde insieme, ed inoltre è uno sport situazionale dove vi sono variabili aleatorie imponderabili”.
Cosa ne pensi dei preparatori atletici Italiani? “I preparatori atletici italiani sono i migliori al mondo non c’è dubbio. Real Madrid, Chelsea, Nantes in Europa per citare alcuni esempi in cui lavorano Italiani. La favola Leicester pochi lo sanno, ha dietro un grande professionista, che ho avuto piacere di conoscere al Master a Verona, il Prof. Azzalin, giovane e preparato preparatore atletico. Per quanto riguarda i metodi d’allenamento, non entro nello specifico perché ritengo che gli argomenti tecnici possano essere mal interpretati dai non addetti ai lavori, parlando dei miei metodi, una cosa non deve mai mancare: l’intensità. Sono una persona che crede nel lavoro, duro, anzi durissimo. Credo nell’importanza di una giusta ripartizione del lavoro tra quello a secco e con la palla, sempre monitorando i carichi e lavorando ad intensità elevata”.
Stiamo notando una maggiore devozione ad un calcio agonistico e meno tecnico, diciamo una piccola “modernizzazione” di questo sport. Quali sono i paesi che attualmente presentano una maggioranza di atleti particolarmente devoti alla corsa? “Attualmente diverse evidenze scientifiche, attraverso il match analisys, hanno evidenziato che nel calcio di alto livello la differenza la fa l’alta intensità con la palla e non i km percorsi o i km senza palla, anzi le squadre delle parti basse della classifica spesso corrono di più senza palla e per più km per compensare i limiti tecnici. In un lavoro esposto al convegno AIPAC di Bologna, il Prof. Castagna, uno dei migliori Sport Scientist al mondo, che mi pregio di conoscere, ha esposto che la nazione in cui si produce più alta intensità è la Germania, seguita da Francia, Inghilterra Italia e Spagna in ordine”.
Articolo di Giuseppe Mautone