Nasce senza una gamba ma per lui è…Vita Nova. La storia di Arturo Mariani
Una storia da Bello dello Sport quella di Arturo Mariani, 24 anni compiuti nello scorso mese di settembre. Nasce senza la gamba destra ma con forza, volontà e passione, riesce ad emergere nella vita come nello sport entrando a far parte della Nazionale Italiana Amputati. Cintura nera di taekwondo, attualmente studia Scienze della comunicazione all’Università La Sapienza di Roma, attività che gestisce insieme alle sue grandi passioni: la web radio giovani Arcobaleno e, appunto, il pallone.
Ma ecco la sua storia:”Al contrario di tanti altri io sono nato senza una gamba. Durante la gravidanza era stata riscontrata una mancata formazione dell’arto. Mia madre era stata avvisata ma lei ha preferito continuare la gravidanza nonostante i medici avessero avvisare di possibili ulteriori complicazioni, per fortuna non verificatesi. Intorno ai due anni di vita ho messo la prima protesi, la chiamavo ‘la gambetta finta’, e con questo arto artificiale ho iniziato a giocare a pallone. Ho sempre giocato a livello amatoriale, in tornei di parrocchia, calcio a 5, fino a 18 anni. Però con la protesi, era diventato quasi impossibile giocare perchè i movimenti in campo erano sempre limitati”.
Ultimo di tre figli è nato a Roma, nel quartiere Centocelle, cresciuto in una famiglia appassionata di calcio e della Roma ed in particolare di Totti:”Da piccolo andavo spesso allo stadio e ho avuto la possibilità di conoscere Francesco Totti, il mio idolo, un giorno a Trigoria. Gli ho regalato il mio libro e lui simpaticamente mi ha detto che sarebbe stato il primo libro che leggeva. Una persona veramente di cuore, molto disponibile e sensibile”.
Arturo ci racconta le difficoltà che ha vissuto, ma anche il rapporto con gli altri nel suo percorso di crescita:”Ho vissuto difficoltà ovviamente differenti rispetto a chi subisce un trauma. Ho avuto la grandissima fortuna di avere alle spalle una famiglia che mi ha seguito in tutto e per tutto, per me sono stati e lo sono ancora un forte supporto anche psicologico. Oltre a questo ho avuto un ottimo gruppo di amici, che frequento ancora oggi dai tempi dell’asilo e che mi sono sempre stati vicini, soprattutto nei momenti difficili, ma che mi hanno coinvolto nei momenti di gioco senza farmi sentire la differenza, ma anzi a volte giocando pure su questa cosa”.
Così decide di dire basta alla protesi:”Ad un certo punto ho deciso di togliere la protesi e da quel momento è cambiata anche la mia vita. Infatti, fino ad allora ero sempre stato condizionato dal fatto di avere un corpo estraneo. Così ho scelto di non preoccuparmi di mostrare come sono fatto e sono passato alle stampelle acquistando la mia libertà”.
Arturo scopre la Nazionale Amputati, di cui è anche uno dei fondatori:”Al primo ritiro di Lenola, eravamo in 6, Francesco Messori, Stefano Starvaggi, Luca Zavatti, Emanuele Leone. Da li è iniziato tutto, era il mese di settembre 2012. Poi nel corso degli anni c’è stata una crescita esponenziale della squadra che ha raggiunto il picco con gli Europei in Turchia”. Dove le ‘stampelle azzurre’ raggiungono un ottimo quinto posto che permette l’accesso ai Mondiali che si giocheranno in Messico ad ottobre 2018. Sugli Europei abbiamo scritto praticamente tutto, ma Arturo ci racconta di un particolare inedito:”Dopo la sconfitta contro la Spagna nei quarti di finale, la squadra si è un pò disunita, perchè a tutti bruciava la sconfitta contro una squadra abbordabile e ci sentivamo già in semifinale che avrebbe consentito di giocare le finali allo Vodafone Arena, stadio del Besiktas. In quei momenti è stato davvero brutto perchè vedevo la fine di tutti i nostri sacrifici. La sera stessa, dopo questa bruciante sconfitta, ci siamo messi seduti e abbiamo messo, tutti quanti, su un foglio una ‘ics’ per eliminare, simbolicamente, quel momento negativo e ripartire tutti insieme in maniera diversa, uniti, come vera una squadra, quella che non eravamo stati nella partita. E infatti, il giorno dopo, abbiamo giocato contro la Francia e abbiamo vinto da grande squadra, ed è stato bellissimo, emozionante, perchè da lì c’è stata la svolta del gruppo”.
Insomma una ‘Vita Nova’, proprio come il titolo del suo secondo libro scritto di recente, mentre nel giugno del 2015 ha pubblicato il suo libro ‘Nato così’, i cui proventi sono stati devoluti interamente in beneficenza:”Il primo libro è un’autobiografia dove racconto tutta la mia storia. Nel secondo libro, invece, ho deciso di raccontare altre storie di personaggi famosi e non. Scritto in collaborazione con Maurizio Costanzo che ha intervistato i vari Vallanzasca, Alex Zanardi, Stefano Sarfaggi, tutte persone che hanno avuto un momento della loro vita che poteva essere la fine oppure un punto di rinascita, di cambiamento totale”.
Arturo svolge anche il ruolo di motivatore nelle scuole, università, società sportive, associazioni culturali e in molti convegni su temi sociali e sull’importanza dell’integrazione ed è attualmente impegnato nella diffusione della sua esperienza. E’ in continuo contatto con i ragazzi, con quelli più giovani, a cui sta cercando di trasmettere la conoscenza di “modelli diversi da quelli che molto spesso ci vengono proposti da mass media e social network. Ed è una soddisfazione quando al termine delle mie presentazioni i ragazzi mi ringraziano”.
Fonte foto: Pagina Facebook di Arturo Mariani