ANTONIO AMATRUDA: “VOGLIO SCONFIGGERE LA PAURA DELLA MALATTIA SUPERANDO LE TRE PROVE DELLO SPARTAN”
“Ho scoperto due anni e mezzo fa di avere il diabete. Giocavo a Football Americano. Avevo lasciato. Ero ingrassato e dopo aver saputo della malattia ho voluto rimettermi in gioco pensando di rientrare nello sport in modo duro come sono, del resto, le tre gare dello Spartan Race”.
E’ Antonio Amatruda, ragazzo dallo spirito guerriero che fa dello sport e dell’arte (nello specifico la musica) il suo stile di vita: “Io sono il cantante dei Vico Masuccio, ma da ragazzo ho sempre praticato sport”.
Lui che col borsone in spalla non mancava mai ad un allenamento, lui che ha sempre curato il fisico e la mente si è ritrovato all’improvviso a gestire qualcosa più grande di lui: “Intanto devo assolutamente finire le tre gare per quest’anno. Tra non molto devo montare un macchinario per fare l’insulina e non posso più mettermi in gioco, o meglio non potrò più affrontare gare così dure. Soffro di una forma di diabete autoimmune giovanile che colpisce un sacco di ragazzi”.
Ma il suo scopo, prima di montare questo pancreas artificiale è quello di chiudere la trilogia della Spartan Race che prevede una gara Sprint (gara che si svolge su terreni impervi e mette alla prova le capacità fisiche e mentali dell’atleta); la gara Super (il percorso si estende per oltre 13 km. durante i quali si incontrano non meno di 25 ostacoli): la gara Beast (è la gara più dura, la più lunga e difficile. Il circuito prevede circa 21 km. durante i quali si devono affrontare almeno 30 ostacoli).
Ma come nasce l’idea di questa sfida?
“Io ero abituato ad affrontare montagne di muscoli allenati che erano pronti a giocarsi le proprie energie per arrivare all’obiettivo della vittoria. Il mio sport da ragazzo, il Football Americano – continua Antonio – mi dava tanta energia, tanta adrenalina che, però, sfociavano in una competizione leale. Poi mi sono fatto male al ginocchio e sono stato fermo per quattro anni. Misi molti chili e da quel momento mi venne una dermatite da contatto e col cortisone che assunsi si scatenò questa malattia e da quel momento mi è scattata la molla della competizione con me stesso, volevo tornare a tutti i costi a provare, in qualche modo, le sensazioni di quando giocavo”.
La malattia era latente, sarebbe esplosa prima o poi, forse, in tarda età, ma il destino ha voluto tutto ciò e allora, Antonio Amatruda si rimise in gioco e cominciò ad allenarsi da solo. Voleva in qualche modo uscire da questo vortice di “pigrizia mentale”: “cominciai a fare piccole gare di corsa. Arrivai fino a correre la 10 km. senza problemi. Poi il ginocchio operato mi fermò per qualche tempo. Mi rimisi in gareggiate e pensai che l’unica gara che potesse ridarmi gli stimoli e l’adrenalina del Football Americano fosse proprio la Spartan”.
Allora Antonio prese il calendario è scelse la sua prima tappa: “Scelsi quella di Taranto. Era una gara dura. Andai senza troppo allenamento. Erano 16 km. La chiusi in poco più di tre ore. Ero soddisfatto. Mi sono risentito di nuovo uomo”.
Al ritorno dalla prova di Taranto decise di formare una piccola squadra di amici denominata “Brigant ‘e mar” (nome dal suo primo singolo e video) “abbiamo cominciato a fare queste gare. Mi sono fatto anche un tatuaggio sul pancreas che recita: troverò una strada o ne farò una. Io quest’anno voglio chiudere la tris delle gare previste della Spartan Race. Ho già chiuso la prima. Ora mi manca la Sprint e la Beast da chiudere entro l’anno solare”.
Antonio non molla di un centimetro. Vuole arrivare a chiudere questo sogno, ma statene certi che anche dopo troverà il modo di “cantare” le gesta di qualche altra sfida “impossibile”.
FOTO: PROFILO FACEBOOK DI ANTONIO AMATRUDA