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Cuore e ingegno al servizio dell’Hockey in carrozzina: la storia di Pietro Ravasi

Da quattro anni è il tecnico meccanico della Nazionale Italiana di Hockey in carrozzina, con cui parteciperà agli imminenti Mondiali che si terranno a fine settembre a Lignano Sabbiadoro. Un passato da ingegnere di pista di formula uno all’autodromo di Monza ma anche una spiccata passione per la fotografia che gli ha consentito di entrare in contatto con questo sport. E’ Pietro Ravasi, vimercatese doc, da oltre dodici anni si divide tra lavoro, famiglia e una generosa attenzione verso i più deboli, che ai nostri microfoni racconta la sua storia:“Nel 2006 per caso passo davanti ad una palestra gestita da un amico. Osservo alcune foto abbastanza brutte della squadra degli Sharks, la squadra di hockey in carrozzina di Monza, e scopro che cercavano volontari. In quella palestra conobbi Mattia Muratore (attuale capitano della nazionale italiana) a cui chiesi se avessero avuto bisogno di un fotografo per avere delle foto migliori. E così seguii la squadra in un partita di Coppa Italia, dove feci il mio esordio. In quella occasione conobbi Luigi Parravicini, capitano degli Sharks. Poi, nel mese di giugno del 2006, ho iniziato a seguire i loro allenamenti e diedi la disponibilità per una domenica per il trasporto delle carrozzine e degli atleti. Fatta la prima trasferta ed entrato nel loro giro, non ne sono più uscito”.

L’Hockey in carrozzina, il powerchair hockey, che fa parte della FIWH (Federazione Italiana Wheelchair hockey) si gioca con la carrozzina elettrica su un campo di pallacanestro. Pietro ci spiega i segreti:”Le carrozzine sono dotate di protezioni ai piedi (paratie) con cui è possibile attaccare, difendere e calciare una pallina di circa 75 mm. Una partita si compone di quattro tempi di 10 minuti con due squadre di cinque giocatori di cui uno ricopre il ruolo di portiere. L’obiettivo è di segnare gol nella porta avversaria. E’ uno sport misto, non c’è distinzione di età né di sesso, per poter giocare c’è una commissione medica che attribuisce un punteggio. I giocatori giocano o con la mazza o con lo stick. La palla è sempre in movimento, mai, deve sempre viaggiare per terra. Le carrozzine elettriche possono essere modificate entro determinate regole strutturali e devono avere una velocità massima consentita”.

Oltre ad occuparsi del trasporto dei ragazzi e dei loro mezzi, Pietro cura anche la fotografia ed inizia a studiare da vicino le carrozzine. All’epoca venivano usate ancora le carrozzine da passeggio, non esisteva l’elettronica. Così Pietro mette a disposizione il suo ingegno, il suo talento: “Mi accorgo che ogni atleta usava uno stick diverso. Cosi ho iniziato a disegnarli in 3D, poi una ditta ce li ha fatti tutti uguali e abbiamo migliorato questo aspetto”. Nel 2010 resta senza lavoro, ma lui, generoso e altruista, non si abbatte e continua la sua opera di aiuto verso il prossimo. “In quell’anno persi il lavoro, dopo una crisi che colpì la ditta con cui lavoro. Poiché Luigi Parravicini aveva bisogno di una carrozzina nuova, gli dico ‘te la faccio io su misura’. Ho iniziato il progetto, ho fatto ben 107 disegni e poi abbiamo realizzato la carrozzina. E ormai sono 8 anni che le carrozzine vanno e non hanno mai avuto problemi”.

Attualmente in Italia ci sono circa 350 atleti, divisi in due serie, A1 e A2. La serie A1 è divisa in due gironi da 6 squadre, l’A2 è formata da 12 squadre, con una suddivisione quasi regionale. “In Serie A1 il livello è buono, lo scarto di gol è veramente minimo, mentre in A2 si possono avere scarti di reti notevoli, anche fino a 20 gol di differenza”. Gli Sharks di Monza, la squadra con cui collabora Pietro Ravasi, hanno due squadre che giocano nel campionato nazionale di wheelchair hockey (una in A1 e una in A2), alcuni di loro sono nel giro della Nazionale italiana. “Tutti i ragazzi fanno una vita normale, c’è chi è sposato, chi studia, ma tutti conducono una vita relativamente normale, a parte le difficoltà delle barriere architettoniche”.

Ora nel mirino ci sono i Mondiali di fine settembre, con la possibilità di dare visibilità a questo sport in una competizione ad altissimo livello di spettacolarità. Sul campo scenderanno infatti Olanda, campione in carica, Belgio, Germania, Italia, Danimarca, Svizzera, Australia e Canada (per la prima volta a rappresentare il continente americano a una competizione internazionale) per contendersi il titolo di Campioni del Mondo.

Grazie a Pietro Ravasi e a tanti altri volontari che come lui dedicano ore ed energie alla crescita del movimento sportivo, la vittoria più bella è la diffusione dell’immagine dell’atleta in carrozzina, del disabile, quale “campione”, che riesce a vincere, oltre che sul parquet, anche e soprattutto nella vita di tutti i giorni.

Fonte foto: Pietro Ravasi

 

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