Home / APPROFONDIMENTI  / IL PORTIERE: UN SOLITARIO, UN GUASTAFESTE O COLUI CHE HA SEMPRE COLPE?

IL PORTIERE: UN SOLITARIO, UN GUASTAFESTE O COLUI CHE HA SEMPRE COLPE?

La letteratura a volte ci lascia spunti incredibili ed emozionanti. Emozioni legate allo sport e alle sue storie.
Questa volta il centro dell’attenzione, grazie anche alla serata organizzata dai “i dispari al Virtuoso”, in collaborazione con lo staff di “Overtime”, è il portiere, quel triste e solitario giocatore che è la gioia e il dolore dei tifosi di calcio.
Dal libro: “Splendori e miserie del gioco del calcio” di Eduardo Galeano vi raccontiamo cosa rappresenta l’estremo difensore per il tifoso-scrittore.
“Lo chiamano anche portiere, numero uno, estremo difensore, guardapali, ma potrebbero benissimo chiamarlo martire, Paganini, penitente, pagliaccio da circo. Dicono che dove passa lui non cresca più erba”.
Il numero uno, continua Galeano: “E’ un solitario. Condannato a guardare la partita da lontano. Senza muoversi dalla porta, attende in solitudine, fra i tre pali, la sua fucilazione. Prima vestiva di nero come l’arbitro. Ora l’arbitro non è più mascherato da corvo e il portiere consola la sua solitudine con la fantasia dei colori”.
Lo stereotipo del portiere è che: “Lui i gol non li segna. Sta lì per impedire che vengano fatti. Il gol, festa del calcio: il goleador crea l’allegria e il portiere, guastafeste, la disfa. Porta sulle spalle il numero uno. Primo nel guadagnare? No, primo a pagare. Il portiere ha sempre la colpa. E se non ce l’ha paga lo stesso. Quando un giocatore qualsiasi commette un fallo da rigore, il castigato è lui: lo lasciano lì, abbandonato davanti al suo carnefice, nell’immensità della porta vuota. E quando la squadra ha una giornata negativa, è lui che paga il conto sotto una grandinata di palloni, espiando peccati altrui”.
Questa sottile ironia non ha eguali ed ancora, con queste parole, fa capire com’è duro il loro mestiere: “Gli altri giocatori possono sbagliarsi di brutto una volta o anche di più, ma si riscattano con una finta spettacolare, un passaggio magistrale, un tiro a colpo sicuro: lui no. La folla non perdona il portiere. E’ uscito a vuoto? Ha fatto una papera? Gli è sfuggito il pallone? Le mani di acciaio sono diventate di seta? Con una sola papera il portiere rovina una partita o perde un campionato, e allora il pubblico dimentica immediatamente tutte le prodezze e lo condanna alla disgrazia eterna. La maledizione lo perseguiterà fino alla fine dei suoi giorni”.

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).