Dribbling e velocità: Emanuele Padoan, talento della Nazionale Amputati
Una gamba più corta dell’altra ma una velocità ed una tecnica sopraffina. Emanuele Padoan, vicentino, classe 1998, è uno dei giocatori più talentuosi della Nazionale Italiana Amputati. Una passione per il calcio coltivata fin da piccolo, nonostante i tanti interventi a cui è stato sottoposto per allungare l’arto più corto: “Sono nato con la gamba destra più corta della gamba sinistra. Sin da piccolo ho portato una protesi per camminare. Dall’età di sei anni ho iniziato un percorso di interventi. Una quindicina, in tutto, per allungare la gamba un po’ alla volta. Dopo ogni intervento, avevo un fissatore nella gamba per circa sei mesi, facevo la riabilitazione e poi rimettevo la protesi”.
Tra un intervento e l’altro, nonostante i forti dolori, gioca con i suoi amici al campetto del paese, perché la voglia e la passione per la palla vanno oltre ogni ostacolo: “Giocavo in porta perché mi riusciva meglio. E così sono andato avanti fino all’età di dodici anni. In pratica ogni due anni venivo operato e dopo la riabilitazione giocavo con la protesi”. Intorno ai 12/13 anni subentrano ulteriori difficoltà: “Quando sono passato nella categoria Giovanissimi, il regolamento della Figc riteneva pericolosa la mia protesi per gli altri. Inoltre è subentrato un problema all’anca destra che non mi consentiva di fare tutti i movimenti che riuscivo a fare fino a quel momento”. E così il suo sogno di giocare a calcio stava per svanire, ma il destino finalmente gli sorride: “Proprio in quel periodo avevo deciso di smettere di giocare a calcio ed avevo fatto anche l’ultima operazione alla gamba. In ospedale ho avuto la fortuna di conoscere la mamma di un ragazzo di Roma, anche lui operato alla gamba, che mi informa che stava nascendo una squadra di calcio amputati, risultata essere la nazionale italiana”.
Nel mese di giugno 2013, appena quindicenne, accompagnato da papà e mamma si reca a Bologna per sostenere il primo allenamento di prova con le ‘stampelle azzurre’: “Da allora ho fatto parte della squadra ed ho iniziato questa meravigliosa esperienza”. Emanuele entra subito in sintonia con il gruppo che lo accoglie a braccia aperte: “Il mio inserimento è stato facilitato dal fatto che all’interno dello spogliatoio ci fossero giocatori più grandi di me che mi hanno messo subito a mio agio. Mi sono trovato bene sin da subito e tuttora siamo un bel gruppo, molto amalgamato”.
In campo Padoan è un brevilineo, molto tecnico e rapido. Ma è lui a descrivere al meglio il suo ruolo: “All’inizio sono partito esterno, poi sono passato centrale di difesa con attitudini offensive. Nelle recenti uscite contro l’Inghilterra mister Vergnani mi ha provato in fase offensiva, per sfruttare al meglio la mia velocità e il dribbling. Avendo giocato per diversi anni in difesa, mi piace anche rompere il gioco avversario, rubare palloni e far ripartire l’azione offensiva. La velocità mi aiuta tanto, perché in questo sport è fondamentale la corsa veloce. Diciamo che riesco a fare un pò tutti i ruoli”. E’ iscritto alla facoltà di Scienze Motorie all’Università di Verona e sogna di diventare preparatore atletico nel mondo del calcio amputato. Nel frattempo, però, all’orizzonte ci sono i Mondiali in Messico, a cui l’Italia arriva dopo l’ottimo quinto posto degli Europei in Turchia: “Siamo consapevoli che rispetto allo stesso periodo dello scorso anno stiamo decisamente meglio, sia fisicamente che tatticamente. Puntiamo alla vittoria del girone preliminare, perché il primo posto ci permetterebbe di incontrare, negli ottavi, una squadra più abbordabile. Se invece arriviamo secondi nel girone, negli ottavi incontriamo una prima di un altro girone e quindi il cammino sarebbe più difficile. A settembre, al Sei Nazioni in Polonia, ci sarà la possibilità di testare il nostro stato di forma prima del Mondiale contro Inghilterra, Russia, Polonia. Sarà un modo per verificare se siamo riusciti a colmare il nostro gap verso queste squadre favorite ai Mondiali. Ci stiamo allenando tutti bene e siamo consapevoli della nostra forza”.
Fonte foto Marcello Lusetti