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“Lo sport tradito”: quando le competizioni non si vincono con le proprie abilità

“Lo sport tradito” è un libro edito dal GruppoAbele e scritto da Daniele Poto. L’obiettivo del saggio è quello di ripresentare alla memoria degli sportivi diversi casi di imbrogli, di sotterfugi, macchinazioni, doping e quant’altro possa alterare il risultato di una gara o di una intera competizione sportiva.
Nel leggere questo libro ritornano in mente tanti casi di uno sport che veramente è ostaggio del dio denaro o della mafia che, ormai, ha tanti interessi grazie alla possibilità di poter scommettere anche su un singolo evento.
Ci sono tanti casi di “sport tradito” raccontati in modo magistrale da Daniele Poto. Alcuni simpatici nell’ideazione (ma incredibilmente subdoli), alcuni macabri, altri davvero sconcertanti.
La lettura ti prende e ti porta nei luoghi dove lo sport ha perso la sua battaglia di lealtà e di sacrificio, ti porta a far cadere tutte le tue remore davanti ai dubbi su un risultato, di una qualsiasi partita giocata, in un qualsiasi campo da gioco. Anche i dilettanti non sono immuni dalle alterazioni delle proprie prestazioni, anzi, tra i racconti, si parla anche di una famiglia che ha fatto esperimenti sui propri figli (di cui uno è addirittura deceduto) pur di vedere realizzati i propri sogni. Sogni di arrivismo che non si fermano neppure davanti alla morte di un proprio caro.
I sogni di arrivare al traguardo o di vincere una gara di calcio o di poter ottenere l’assegnazione di una manifestazione sportiva, spesso sono macchiati da doping, anche di tipo amministrativo.
Non sono pochi i casi, ad esempio, di facili nazionalizzazioni di stranieri.
Alcune anche fantasiose. Mi viene in mente l’esempio dell’ex giocatore di Siena Bo McCalleb che divenne Borche McCalebovski.
Da americano a macedone all’improvviso.
Ma di storie “assurde” ne racconta tante, alcune note, come il doping di Amstrong, ciclista americano che si è visto cancellare tutte le vittorie ottenute nella sua carriera; al doping assunto dai giocatori di carte; ai brogli negli scacchi; a chi pensò di correre una maratona in auto, insomma di storie di non sport se ne trovano di tutti i tipi e in tutti gli sport, nessuno esente da macchia.
La conclusione a cui arriva l’autore è semplice: “chi ha più soldi vince”; “che la giustizia nello sport è sempre tardiva”; “che l’etica e difesa della salute” vanno in direzione opposta e, infine, che viviamo in un Paese senza memoria che a volte queste scoperte provocano solo meraviglia e stupore, invece dovrebbero provocare indignazione e scandalo.
Uno scandalo tale che i colpevoli e collusi dovrebbero essere radiati e strappati per sempre dalle proprie poltrone.
Chi vuole il male dello sport, a quanto pare, è già alla sua guida o lo è stato per diversi anni.

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).