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Il tutor scolastico: l’esperienza di Isabella Tamburini

Il tutor scolastico per atleti è una figura non ben formalizzata ma da tempo presente laddove ci sono ragazzi sportivi in età scolare.

I primi tutor sono stati inseriti nei convitti sportivi che ospitavano i ragazzi al di fuori delle famiglie. A dire il vero il principalemotivo per cui si è iniziato ad affiancare personale adulto accantoa questi ragazzi, a volte bambini, è stato per aiutarli nella gestione del quotidiano: la spesa, la cucina, gli abiti, gli spostamenti con i mezzi pubblici. Successivamente, con l’obbligo scolastico ed una normativa più severa sulle assenze, si è resa necessaria la cura dell’aspetto scolastico.

Mano a mano che l’attività agonistica è diventata sempre più precoce e intensa si sono moltiplicate queste strutture che ospitano e curano i giovani atleti in erba.

Io ho iniziato a ricoprire questo ruolo nell’Accademia Nazionale di Baseball e Softball nel 2007; Accademia istituita qualche anno prima presso il Centro Coni di Tirrenia. Si trattava di un progetto voluto dall’allora Presidente della Federazione Fraccari Riccardo. Un progetto molto innovativo per i tempi e soprattutto per il tipo di sport.

Vi collaboravo già da un paio di anni come insegnante ed ho potuto assistere in prima persona al trend di “precocizzazionesportiva”. I ragazzi presenti in Accademia i primi anni (2004-2005) frequentavano dalla III – IV superiore in poi, qualcuno era all’università e altri non frequentavano nessuna scuola.

Con il passare del tempo i nuovi selezionati sono stati sempre più piccoli, fino ad arrivare, negli ultimi anni, a far entrare gli atleti a14 anni a volte non ancora compiuti.

Svolgevo una parte del mio lavoro fuori dal Centro Coni, con le scuole. Mi occupavo infatti del trasferimento scolastico, assistevo i genitori nella produzione della documentazione necessaria per l’iscrizione a scuola, per l’acquisto dei libri, degli abbonamenti aimezzi pubblici, li aiutavo nel controllo della frequenza e del rendimento, organizzavo, se necessario, i recuperi ed i ricevimenti collettivi. C’era una parte che si svolgeva all’interno del Centro, accanto ai ragazzi. Ero insieme a loro la mattina a fare colazione, o quando c’era da fare i prelievi del sangue; per alcuni di loro era la prima volta… Insieme a loro rincorrevo il bus perché si alzavano tardi e lo perdevano, ero insieme a loro per consolarli dopo una sconfitta, o per una esclusione da un raduno o da una convocazione importante.

Ero con loro anche la sera, a controllare che studiassero e che non facessero troppa confusione. Ed ero con loro anche a piangere, perun brutto voto, per una lite con la fidanzata, per la sofferta lontananza da casa, oppure a causa della malattia di un parente oaddirittura una mamma scomparsa prematuramente. Di fatto vivevo con loro e vivevo quello che vivevano loro.

Sono stati anni intensi ma bellissimi! Si viveva e si parlava di sport ma soprattutto ero concentrata su di loro, sui ragazzi. Prima di essere atleti o alunni per me erano persone! Mi sono vista 12anni di adolescenze! Da una parte ogni anno era più facile forte dell’esperienza, ma dall’altra più difficile per come arrivavano questi ragazzi, per i problemi che portavano con loro e per i problemi che trovavano fuori.

L’adolescenza è un periodo della vita molto delicato, lo è sempre stato; è un momento di ribellione e di distacco dai genitori. Ma ogni anno lo è diventato ancora di più per il tipo di società nella quale ci troviamo e per le fragilità che hanno le nuovegenerazioni.

In questo lo sport aiuta molto; detta buone regole con il pretesto del gioco, crea gruppo e condivisione, impegna il tempo e sopperisce al gioco libero che prima era in strada; strada cheadesso è sempre meno un luogo adatto al gioco. C’è da dire però che far praticare lo sport è sempre più impegnativo e faticoso, anche se necessario. Spesso gli orari si sovrappongono e ad ogni livello ci sono impegni agonistici e difficoltà organizzative. Non sempre è facile far coincidere gli impegni sportivi con quelli scolastici.

Queste difficoltà si riscontrano anche per i ragazzi che vivono in famiglia già dall’età di 11-12 anni.

Oltre ai ragazzi e ragazze dell’Accademia Fibs al Centro Coni ho seguito anche tennisti, rugbisti e ginnaste sempre delle accademie residenti. Adesso sto seguendo come consulente calciatori ed altri sportivi. Ma soprattutto sto seguendo ragazzi che inseguono sogni. Cerco di dar loro una mano ad acchiapparli questi sogni…. Non sempre ce la facciamo ma cerco sempre di contribuire a mettere un mattoncino nella loro crescita. Non sappiamo dove arriveranno con lo sport ma di certo diventeranno adulti, uomini e donne di domani! Per questo chiunque lavori con i giovani sportivi ha una grandissima responsabilità, non solo per future medaglie o futuri scudetti; ha in mano il domani qualunque sia il loro domani!

Isabella Tamburini

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).