D’Anna: “Pallone d’oro, gioia condivisa con la mia famiglia”
253 partite in carriera, 60 gol e tantissimi assist vincenti per i compagni. Non male per un calciatore che compirà 29 anni il prossimo 24 maggio e che in campo, pur avendo il fiuto del bomber, si sacrifica sempre e soprattutto per i compagni. Lui è Simone D’Anna, leader e trascinatore del Lecco che, in questi giorni, ha ricevuto il Pallone d’oro di serie D votato da addetti ai lavori e tantissimi appassionati che lo hanno indicato come elemento determinante e professionista esemplare. Intervistato telefonicamente dalla nostra redazione, D’Anna si conferma anzitutto un bravo ragazzo e una persona molto umile e allo stesso tempo motivata.
Ci parli un po’ delle sensazioni che stai provando in questi giorni?
“Sicuramente questo riconoscimento mi riempe d’orgoglio, voglio condividere la gioia con il mister i compagni di squadra perché senza di loro non avrei ottenuto il pallone d’oro. E’ stata una stagione importante, ho tanti bei ricordi; vorrei menzionare la doppietta contro la Sanremese, una partita che ci ha permesso di blindare la nostra ottima posizione in classifica. Il secondo gol, in particolare, è stato di livello e mi ha dato una carica particolare”
E’ davvero bello che il mondo della serie D racconti una storia così importante…
“E’ vero, la nostra categoria non ha il seguito mediatico di altre, ma molti giocatori anche di un certo livello la scelgono perché in D ci sono piazze importantissime. Sono felice che si parli della mia storia, può essere anche un insegnamento affinché nessuno molli mai. Da quando hanno tolto la C2 inserendo le regole sugli under anche noi ancora giovani siamo stati penalizzati, sono grato al Lecco di avermi dato la possibilità di ripartire e spero di aver ripagato la fiducia della proprietà con le mie buone prestazioni. Questo pallone d’oro mi ha emozionato, ho letto le percentuali e c’è stato un plebiscito che mi stupisce e inorgoglisce”
Quali sono i momenti più belli della tua carriera?
“Porto nel cuore l’esperienza di Catanzaro, vincemmo il campionato di C2 giocando anche dinanzi a 12mila spettatori. Ho avuto la fortuna, seppur da avversario, di calcare palcoscenici importanti. Con mister Provenza, ai tempi del Fondi, sono stato all’Arechi: perdemmo 3-2, quella curva è il dodicesimo uomo. Anche allo Zaccheria di Foggia e al Menti di Castellammare si respirava un clima coinvolgente. H0 quasi 29 anni e spero di poter giocare ancora per tanto tempo, ma posso ritenermi complessivamente soddisfatto del mio percorso. Ho incontrato anche allenatori molto validi che mi hanno fatto crescere non solo dal punto di vista tecnico, ma anche come uomo”
A Lecco che seguito avete e che rapporto hai con la piazza?
“Al Nord è indubbiamente una delle tifoserie più calde, nel big match con la Sanremese c’erano 3500 persone e il loro apporto è stato importante. Anche in trasferta abbiamo uno zoccolo duro di 2-300 ultras che ci aiutano: giocando in stadi freddi e poco popolati si può dire che si sentano solo loro, è un’arma in più che abbiamo sfruttato. Li ringrazio, mi hanno sempre trasmesso forza e fatto capire che si fidassero di me”
Cosa cambia nella tua carriera dopo questo premio?
“Resto un ragazzo umile ed ambizioso, nella vita mai dire mai e non si sa cosa potrà accadere in futuro. Credo di aver fatto un ottimo campionato e di essermi tolto soddisfazioni importanti. Mi farebbe piacere restare a Lecco, qui mi trovo benissimo. Devo restare concentrato, allenarmi al massimo delle mie potenzialità per migliorare. Le mie caratteristiche? Mi piace puntare l’uomo e saltarlo in velocità, segno abbastanza e allo stesso tempo mi diverte fare assist per i compagni”
A chi dedichi il pallone d’oro?
“A mia moglie Francesca e a mio figlio Jacopo. Mi sostengono sempre, mi danno carica e sono i miei primi tifosi. E’ chiaro che senza l’aiuto di compagni, allenatore, società e tifosi sarebbe stato tutto più difficile, ma la famiglia è il bene più prezioso e abbracciarli quando torno a casa dopo aver vinto è un qualcosa che ripaga di tutti i sacrifici”