L’ironia e la volontà l’arma in più della Nazionale Italiana Basket in carrozzina
“Nel basket in carrozzina esistono delle classificazione funzionali per permettere all’allenatore di far giocare un po’ tutti. I ragazzi che hanno una disabilità maggiore hanno un punteggio più basso, quelli che hanno una disabilità minore hanno un punteggio più alto. Poi l’allenatore deve schierare in campo i cinque giocatori tenendo conto di questo punteggio. Ad una selezione della Nazionale per gli Europei in Francia succede che il tecnico doveva scegliere tra due atleti per presentare la lista. La scelta era tra un ragazzo che aveva una lesione midollare e viveva sulla carrozzina e un altro che aveva la polio, uno era un T2 e l’altro un T3. Allora il tecnico sceglie il T2. Allora quello che aveva una disabilità minore disse al suo compagno beato te che sei più disabile e questo ti permette di andare agli Europei. La risposta? Guarda che la mia disabilità te la regalerei volentieri”.
Il racconto è di Carlo Di Giusto, Commissario Tecnico delle Nazionali Italiane di Basket in carrozzina che a Pontecagnano (SA) segue uno stage di giovani atleti fortemente voluta dalla Fondazione Candido Cannavò e sponsorizzata dalla Fondazione Vodafone.
L’attuale CT non ha, però, fin da giovane, avuto la possibilità di praticare lo sport, infatti: “A scuola non mi permettevano di fare attività fisica. Io soffrivo per questo. Ogni volta che si andava in palestra io restavo in classe con un compagno che veniva scelto per sorteggio. Avrei fatto qualsiasi cosa per fare la mia ora di sport”.
Poi l’incontro casuale in un centro specializzato: “A 25 anni ho conosciuto un centro specializzato quasi per caso. Un amico passando davanti al bar mi disse di andare a provare il basket in carrozzina. Rimasi impressionato dalla forza di volontà di due atleti che scontrandosi si ribaltarono e caddero a terra. Uno di loro cercò di recuperare la carrozzina col passo del giaguaro e nel farlo disse che se avesse fatto un altro fallo del genere gli avrebbe spezzato le gambe”.
Questa ironia spinse Carlo Di Giusto a cominciare a giocare a basket e con questo sport cerca di aiutare tutti quelli che hanno voglia di lottare ed emergere nonostante le difficoltà.