Stefano Selva: “Io, il trapianto e lo sport”
Stefano Selva, trapiantato nel 2001 per una leucemia mieloide cronica al San Martino di Genova, adesso conduce, serenamente, la sua vita da sportivo, senza farsi mancare il piacere di giocare a calcio, di correre e di tirare con l’arco, dove ha vinto l’oro durante gli ultimi World Transplant Games. Visto i risultati sportivi conseguiti, Stefano Selva è anche testimonial della Campagna donazione del midollo osseo promossa dall’Istituto Superiore di Sanità. Intervistato dalla nostra redazione gli abbiamo fatto raccontare alcuni aspetti della sua vita e carriera sportiva.
Ci racconti di come hai saputo della malattia e della tua reazione all’evento?
“Era il 7 Settembre 1998. Dovevo togliere una ciste e sono andato a fare il prelevo del sangue. La solita routine. Tornato a casa mi hanno richiamato dall’ospedale, chiedendomi di tornare. Hanno ripetuto gli esami e sono stati confermati i risultati: 88 milioni di globuli bianchi. Qualcosa che non andava. Era Leucemia. Giocavo a calcio, ero una persona attiva su tutti i fronti e nulla mi faceva presagire questa catastrofe”. Continua: “A 25 anni, nel pieno della tua vita, con tutti i tuoi progetti per il tuo futuro. Tutto si interrompe. La mia Leucemia era una Mieloide Cronica, per cui è stato possibile tenerla sotto controllo un po’ di tempo con i medicinali. Ma, i cattivi pensieri, dentro di me restavano vivi. Non è stato affatto facile. Mi sforzavo a vivere la normalità. Nel Dicembre 1999 però i valori si stavano “muovendo” in modo un po’ preoccupante. Era necessario un trapianto. I primi di Febbraio arriva la chiamata. Questa persona, sconosciuta, con questo splendido gesto aveva deciso di regalarmi la possibilità di una nuova vita”.
Lo sport in cosa e come ti ha aiutato?
“Per me lo Sport ha avuto ed ha un’importanza fondamentale nella mia vita. Lo Sport mi ha insegnato a lottare per qualcosa e a mettere insieme tutte le tue forze per raggiungere un risultato, a conquistarti il posto in squadra, ad accettare le sconfitte e reagire. Inoltre, fare sport ti aiuta a non essere completamente debilitato e, anche dopo, ricominciare a farlo è salutare. Aiuta la tua ripresa fisica e ti permette di reinserirti nella società. Non sottovalutiamo il fatto che una persona che affronta il trapianto vive poi un periodo della propria vita quasi in isolamento, fuori della vita sociale”.
Pratichi diversi sport, qual è quello a cui sei più legato e perchè?
“Dopo il trapianto, proprio per lo spirito di sfida, mi sono avvicinato a vari sport. Prima giocavo solo a calcio. Dopo il trapianto nel 2005 ho ricominciato a giocare a livello amatoriale, poi negli ultimi anni sono entrato a far parte della mitica Nazionale ragazzi guariti dalla Leucemia, con la quale andiamo in giro per l’Italia a giocare partite a scopo benefico e per promuovere il messaggio sull’importanza della donazione. Non nascondo, però, che la parte più bella ed emozionale delle nostre uscite sono le visite presso i reparti pediatrici oncologici per portare regali e speranza ai bimbi ricoverati e ai loro genitori. Negli ultimi anni mi sono avvicinato al podismo ed una delle soddisfazioni più grandi che ho vissuto è stato correre la Maratona di Firenze nel 2016. Quando ho tagliato il traguardo, dopo 42 km e 195 metri, il pensiero è volato a quando i miei giri più lunghi erano quelli che percorrevo nel perimetro della camera sterile”. Correre la maratona è una sorta di analogia della vita perchè per affrontarla ci vuole spirito di sacrificio, determinazione e l’emozione di aver raggiunto il traguardo grazie alle tue forze”. Poi arriva il tiro con l’arco: “La mia ultima sfida. A Settembre dello scorso anno, quando ho saputo che ai Mondiali c’era il tiro con l’arco, mi è scattata di nuovo la molla della sfida. Mi sono iscritto ad una compagnia di arcieri del mio paese dove mi hanno insegnato le basi, e con cui mi allenavo durante l’inverno”.
A cosa hai pensato dopo la vittoria della medaglia d’oro ai World Transplant Games?
“Il giorno prima della gara avevo scritto sull’arco con cui avrei tirato la data del mio trapianto con scritto “grazie”. Il primo pensiero che ti passa per la testa quando raggiungi una vittoria o un traguardo è per la mia donatrice, la mia seconda mamma, senza la quale tutto ciò non sarebbe stato possibile”