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Da Salerno agli USA, i fratelli in volo sul mondo

“In ogni lancio ricerco la libertà del mio pensiero”: questa frase compariva in uno spot di una nota marca di orologi in onda in televisione negli anni Novanta, uno spot nel quale Patrick de Gayardon, famosissimo paracadutista francese, si lanciava da un elicottero nel Sotano di Las Golondrinas, canyon naturale situato in Messico.

Per quella impresa de Gayardon aprì il suo paracadute solamente dopo l’ingresso nel canyon, a poco più di 300 metri dal “suolo”. Solo una delle tante imprese dello sportivo transalpino, sicuramente una delle più note grazie anche alla cassa di risonanza dello spot.

Oggi de Gayardon (scomparso nel 1998) è un simbolo del paracadutismo e non solo e probabilmente anche alle sue imprese si ispirano Armando e Mario Fattoruso, fratelli con la passione per il volo, che negli ultimi anni hanno portato “alto” (nel vero senso della parola) il nome di Pontecagnano Faiano, di Salerno e dell’Italia nel mondo.

NELL’HANGAR DELL’AEROPORTO – Tutto inizia già dall’infanzia, a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta. In effetti si tratta di ieri l’altro, eppure per certi versi sembrano passati secoli. “Nostro padre – raccontano Armando e Mario – nel 1983 rientra dal servizio militare ed entra a far parte della Scuola di paracadutismo di Salerno, di base nell’aeroporto di Pontecagnano Faiano. Così, ogni week end, eravamo con i nostri genitori a trascorrere intere giornate all’aeroporto: facevamo i compiti e giocavamo, respirando inevitabilmente aria di paracadutismo. Così ci siamo appassionati e, a 16 anni, ci siamo iscritti alla scuola”. Sedici anni, spiegano Armando e Mario, è l’età minima per iniziare a praticare questo sport “estremo”, previa autorizzazione dei genitori.

UNO SPORT “PER TUTTI” E ANCHE NO – Gli sport, come valori fondamentali, sono tutti uguali. Di certo, però, le loro diversità li rendono tutti, a loro modo, belli e interessanti. “Il paracadutismo non è praticato da molti in quanto – spiegano i fratelli Fattoruso – innanzitutto ha dei costi di mantenimento molto alti; inoltre, si tratta comunque di uno sport Extremo”. Tuttavia, Armando e Mario non lo praticano “solamente” in forma agonistica: “Quando non siamo impegnati in allenamenti o competizioni non ci pensiamo su due volte ed effettuiamo lanci insieme ad amici che magari non sono agonisti e che si lanciano per puro divertimento, ovviamente si tratta di persone che hanno frequentato la scuola apposita. In queste occasioni possiamo incontrare ragazzi di 20 anni così come persone di 60 anni che si lanciano per puro divertimento”.

I TITOLI IN FAMIGLIA – Da sei anni a questa parte il campionato italiano di paracadutismo – specialità Canopy Piloting – vede ai primi due posti i fratelli Fattoruso: oro e argento, quindi, restano “in famiglia”. Con grande soddisfazione per Armando e Mario e per i genitori: papà Nuccio, al secolo Carmine, titolare di un negozio di alimentari a Pontecagnano Faiano, ha le fotografie delle imprese dei figli affisse nel suo esercizio e l’emozione si legge negli occhi quando parla dei suoi ragazzi.

I PROSSIMI IMPEGNI – “Abbiamo di recente concluso una sessione di lanci demo tra Firenze e Fano – raccontano i Fattoruso – mentre a ottobre andremo ad allenarci negli Stati Uniti in vista della Coppa del mondo della nostra specialità, che si terrà a novembre in Sud Africa”.

LA SVOLTA AMERICANA – Da anni “sulla cresta dell’onda” o, se preferite, “sulle ali dell’entusiasmo”, i fratelli Fattoruso sono ormai affermati a livello nazionale e internazionale ma non smettono di ottenere importanti risultati. “Dallo scorso anno – raccontano – siamo parte del PD Factory team, una squadra americana di paracadutismo tra le più prestigiose al mondo. Essendo una squadra di professionisti siamo sponsorizzati in tutto e per tutto e otteniamo dei bonus in base alle vittorie ottenute. È la prima volta che un italiano ne fa parte, nel nostro caso due”. Inoltre, Armando è istruttore in una prestigiosa scuola di paracadutismo che si trova a Siviglia, in Spagna.

RITI, AZIONI, EMOZIONI – Pugno e pugno, give me five e “Buon lancio” con il sorriso: questo il rituale, per così dire, che si fa prima di lanciarsi, indipendentemente dal fatto che si tratti di un allenamento o di una competizione. E le emozioni di ogni singolo lancio possono essere descritte, forse, anche da un libro, da un film, da una canzone: “Non abbiamo una colonna sonora in particolare per i nostri lanci… insieme ne abbiamo fatti 15500, diciamo che però deve trattarsi di musica molto dinamica”. Libro preferito: Mario sta leggendo, su consiglio del suo coach, “Diventa supernatural. Come fanno le persone comuni a realizzare cose straordinarie”; il libro preferito di Armando è invece “Il nome della rosa”. Per quanto riguarda il cinema, Mario fa il tifo per “Lone survivor” mentre Armando sceglie “Iron man”.

L’INNO D’ITALIA – “L’emozione più forte è sicuramente quella di cantare l’inno di Mameli con una medaglia al collo” dicono Armando e Mario, che chiosano così: “Lo sport è passione, sacrificio, divertimento e può essere anche una importante occasione. Fate sport”.

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