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Ndoye: “In Senegal guadagnavo 100 euro al mese per giocare a calcio”

“Ho cominciato a giocare a calcio in Senegal nel mio quartiere come tutti i giovani senegalesi ed in un campo di sabbia”.
Questa è la storia di Mamadou Boy Ndoye, oggi in Italia, quando il sogno di diventare calciatore “europeo” è ormai tramontato. Lo studio il freno della sua carriera, ma anche i valori della famiglia e del rispetto della volontà dei genitori che lo volevano istruito, prima di ogni altra cosa.

I PRIMI CALCI

Dal campo di sabbia al torneo scolastico di fine anno. “Torneo che ha visto protagonista almeno l’80% dei talenti senegalesi. Prima di partecipare a questo torneo avevo giocato con un’accademia, sempre nel mio quartiere, in modo non serio, ma dove ho imparato qualcosa”.

L’OPPORTUNITA’

Mi ha dato l’opportunità di poter giocare ad un certo livello un allenatore, Saliou Thiaw, che abitava nel mio quartiere dopo avermi visto giocare in un torneo che si organizza ogni anno e dove sono risultato best player. Subito dopo mi ha portato nella società più importante della nostra zona dove, fin da subito, sono stato integrato in prima squadra”.

LA SERIE B

Comincia così un periodo di provo con la Renaissance sportive de Yoff (Rsyoff), prova non facile da superare. “Vengo preso, ma lo studio, non mi permette di accettare. Avevo 19 anni. Sono ritornato a giocare con loro a 21 anni e il mio primo stipendio era di 50.000 CFA, che equivalgono a circa 70 – 75 euro. Si giocava più per il piacere che per i soldi”.

LA PROVA IN SERIE A

“Nel mio paese le squadre chiamavano per delle prove ogni inizio stagione. A quei tempi funzionava così. Due mesi prima che iniziasse la stagione mettevano degli annunci sui giornali per reclutare giocatori per la stagione. Ti trovavi a dover competere con 50/60 atleti e, poi, solo in pochi venivano scelti. A volte anche meno di 5. Ti selezionavano facendoti disputare delle partite per tentare di prendere i migliori”.

LA MASSIMA SERIE

“Lo stipendio era di circa 100 euro. Saliou Thiaw credeva in me e mi ha dato anche questa possibilità. Poi, a quasi 33 anni il calcio non era più il mio obiettivo principale e ho pensato di cambiare radicalmente vita”.

L’ITALIA NEL MIRINO

“Sono arrivato in italia perchè mio padre aveva la cittadinanza e non è stato un grosso problema avere il permesso, anche se ho impiegato del tempo. Mentre aspettavo il permesso ho iniziato ad allenarmi con l’Orsiana poi, l’anno successivo sono stato a Thiene, in prima categoria. Non ho voluto tesserarmi ed ho deciso di continuare a non giocare. Oro ho trovato il mio equilibrio lavoro/calcio con la New Team che milita nella terza categoria vicentina”.

“Dio disegna la tua strada”

Nessun rimpianto o quasi. “Da una parte penso che da giovane dovevo ascoltare di più i consigli che mi venivano dati, ma d’altro canto, da buon musulmano, devi sempre accettare la vita come l’ha disegnata Dio”.

 

 

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alfonso.pierro@libero.it

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(Nelson Mandela).