Adriano Bacconi: “Ai Mondiali 2006 fui presentato come un collaboratore. Fu la scelta vincente per gli azzurri”
Una delle figure di maggior importanza che attualmente richiede una società calcistica professionistica è quella del match analyst.
Il match analyst è un professionista che analizza dati, statistiche ed informazioni inerenti a partite di calcio. L’inventore di questa figura professionale è l’allenatore pisano Adriano Bacconi che ha collaborato alla vittoria dei mondiali in Germania degli azzurri allenati da Marcello Lippi.
La sua storia è molto singolare: “Io seguo una corrente filosofica determinista, nulla accade per caso. Ho dovuto smettere di giocare a calcio perché non ho mai trovato allenatori in grado di farmi amare quello che facevo, non mi stimolavano e non mi valorizzavano” esordisce così contattato dalla nostra redazione.
Infatti, a sedici anni decide, dopo aver praticato atletica di diventare allenatore e successivamente di specializzarsi all’ ISEF di Firenze nel 1989, l’attuale facoltà di scienze motorie.
“Ho deciso successivamente di stare a Coverciano come ricercatore finché non avrei trovato una squadra professionistica. Per più di un anno ho lavorato per accumulare dati ed esperienza senza poi elaborare la tesi, andando a Firenze tutti i giorni per mettermi a disposizione di tutti gli enti nazionali per acquisire esperienza”. Dopo una carriera decennale di preparatore atletico tra Pisa e Brescia si è iniziato a dedicare a pieno regime a un azienda di software di analisi sportiva da lui stesso fondata diversi anni prima e raggiunse la fama nazionale dopo aver collaborato con allenatori del calibro di Lippi nella Juventus: “In pochissimi anni e dopo svariate collaborazioni, tutte le società di serie A lavoravano con i miei software e questa azienda di servizi diventò mediatica e molto popolare, quindi decisi di formare io personalmente dei match analyst in grado di lavorare per le società di serie A, dedicandomi a questa azienda a tempo pieno. Molti dei match analyst che attualmente lavorano in serie A sono miei allievi”.
Quale è stata la soddisfazione più importante della tua carriera?
“Le soddisfazioni più importanti, sono sempre i percorsi intrapresi. I momenti più belli non sono mai legati agli eventi ma sempre al mio lavoro di quotidianità nonostante ciò ricordo con piacere quando Lippi mi comunicò che riuscii a convincere la federazione a portarmi in Germania per lavorare assieme a loro tramite anche un collaboratore. L’ aver poi disputato il mondiale è stata una conseguenza logica di 10 anni di sacrifici e averlo vinto anche una questione di fortuna. Il calcio essendo molto episodico richiede grande abilità nel saper cogliere le occasioni e grande spirito di sacrificio, i giocatori sono stati estremamente bravi e disponibili nel seguirci nonostante tante polemiche ed estremo scetticismo nei loro confronti per la vicenda calciopoli. C’è tanto anche della bravura di Lippi nel gestire la situazione e nel fare da scudo a queste difficoltà. Anche i giocatori, come il sottoscritto hanno fatto un percorso importante che ci ha portato a vincere il mondiale con grande voglia, integrata da una forte mentalità vincente”.
Riguardo la tua avventura da collaboratore tecnico ai mondiali in Germania cosa ti ha colpito particolarmente?
“Ciò che più mi ha colpito è la grande umiltà con la quale i giocatori si sono messi a disposizione, tra cui anche Totti che a Dortmund ha giocato una gara di grande sacrificio. I giocatori nonostante rivalità interne tra di loro e le scelte di formazione del mister hanno sempre collaborato per il bene della squadra e questa è stata una grossa soddisfazione. I giocatori si rianalizzavano insieme a me nell’ ultima stanza a destra di Duisburg e durante la presentazione venni presentato non come uno scienziato ma come un collaboratore. Fu questa l’arma vincente per svolgere un buon lavoro all’ interno del ritiro e tutti i giocatori venivano da me a chiedere informazioni sulla loro prestazione e sui loro progressi, chiedendo anche di rivedere le partite e delle analisi sugli avversari.”
Dalla vittoria in Germania ad oggi sono passati già dodici anni, e nel frattempo la situazione del calcio Italiano è precipitata… Questa crisi ha influenzato anche la figura del match analyst?
“No, in Italia nonostante una crisi profonda del nostro calcio abbiamo match analyst Italiani in molte società estere, con conseguenti competenze tattiche all’avanguardia. Poi consideriamo che la Juventus sta dettando una linea base per un futuro competitivo dal punto di vista societario. All’ estero sono partiti prima ma noi ci stiamo incamminando bene e quando le Milanesi seguiranno l’esempio della Juventus torneremo competitivi con gli altri club europei. Ma tatticamente siamo ampiamente all’ avanguardia, i problemi riguardano altri campi“.
Intervista di Giuseppe Mautone