AFC Romulea, esempio di calcio integrato
“La nostra soddisfazione principale, ma anche il principale ostacolo, è stata includere all’interno di una società dilettantistica anche venti atleti autistici. Questo progetto dà l’idea di grande integrazione e coesione di squadra. Penso che il problema più grande per tutte le tipologie di ragazzi disabili sia la loro integrazione, e noi siamo riusciti a renderci parte di un progetto con quasi cento anni di storia come categoria di atleti della S.S Romulea” l’allenatore della AFC Romulea, Tommaso Arrotta, ha così descritto i risultati così ottenuti dal suo progetto. Nato quattro anni fa durante la giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, questo progetto ha fatto grandi passi in avanti: “Per ora ci alleniamo una volta alla settimana e i tornei ci occupano un paio di weekend al mese. Abbiamo fatto una statistica, le presenze agli allenamenti negli ultimi tre anni sono il 90%. Da quest’anno siamo tutti tesserati con la Romulea, e stiamo svolgendo tornei contro squadre di calcio integrato. E sugli obiettivi futuri: “Quest’anno non siamo riusciti a formare un campionato per via di tempistiche di gestione tardive, ma in futuro l’obiettivo è inserirci in categorie federali tipo la quarta e la quinta”. Il capitano della squadra Pietro Cirrincione, racconta, invece, come questi venti ragazzi vivono questa opportunità: “Per noi accessibilità vuol dire avere un supporto per capire le regole sociali, perché oltre a difficoltà di carattere comportamentale, facciamo fatica a comprendere il linguaggio non verbale. Per noi lo sport è un pretesto per vivere meglio le attività sociali, ed è fondamentale in campo essere seguiti per capirci e gestirci bene in campo. Il nostro progetto usa il calcio come sport universale per unire persone di tutti i tipi, ma anche strumento di inclusione sociale”.