Ancora risse nel calcio giovanile: ora basta!
Ancora una volta il calcio giovanile, quello che si gioca su campi di periferia e che coinvolge migliaia di ragazzini e bambini, torna a sporcare l’immagine pulita del calcio e dello sport, dopo la recente aggressione subita a Roma da un arbitro che ha costretto la Figc, addirittura, a sospendere tutte le competizioni sportive per un weekend. Ma l’esasperazione, la maleducazione non ha confini. Infatti, è notizia di pochi giorni fa di una rissa che ha coinvolto i genitori in una gara di calcio giovanile. Siamo allo stadio di Paola, la città di san Francesco, in campo si giocava il derby dei giovanissimi (ragazzi di 14/15 anni) girone C tra Paolana e Xerox Chianello. Nei minuti finali, dopo un fallo di gioco, un genitore perde il controllo dei nervi ed entra in campo. Ne scaturisce un parapiglia con un dirigente accompagnatore di una delle due squadre. Una bruttissima pagina di sport.
Purtroppo di episodi come questi la cronaca è sempre piena. E ora è arrivato il momento di dire basta!
Basta con le aggressioni verbali (e a volte anche fisiche) contro giovanissimi arbitri, basta con le continue pressioni da parte di genitori che ritengono i propri figli i nuovi campioni del futuro, basta pensare al risultato e alle classifiche nei settori giovanili, che a nostro avviso andrebbero abolite.
Noi chiediamo agli allenatori di lavorare per la crescita sportiva e umana del bambino. Il risultato finale non dovrebbe e non dovrà essere quello del campo. Quello è un motivo di orgoglio accessorio. Altre sono le prerogative di un allenatore. Insegnare a saper accettare la sconfitta cercando, nello stesso tempo, di ottenere il massimo che si possa dal proprio allievo. Giocare e divertirsi. Un binomio imprescindibile che potrebbe portare lo sport, e in particolar modo quello del calcio, ad un livello inimmaginabile (sociale) vista la propensione a praticarlo di tanti giovani.
Altra considerazione: non pensiamo che i genitori siano il male del calcio, sia chiaro, ma è la cultura dello sport che andrebbe rivoluzionata e dove i genitori dovrebbero contribuire a monitorare e a gestire i comportamenti sbagliati, proprie e dei ragazzi in campo.
Ma il male non è solo in chi guarda, allena o gioca una partita. Un elemento scatenante è la scarsa conoscenza delle regole del gioco del calcio. Spesso questa carenza di base porta al mal funzionamento del sistema. Bisogna avere la consapevolezza dell’importanza che le regole hanno, anche nella vita di tutti i giorni, come nello sport. Ma, purtroppo, come spesso notiamo le regole non vengono rispettate sia nello sport sia nella vita quotidiana.
Insomma ci sarebbe da aprire un dibattito lungo ed infinito sull’argomento e l’Italia resta la Nazione dove si parla tanto di questi argomenti ma poi, all’atto pratico non si riesce ad ottenere molto. Mentalità, egoismo, viltà o qualsiasi altro sentimento o sensazione fanno si che la problematica resta. Bisogna trovare una cura a questo malessere ma in tempo utile per salvare tutta la società sportiva calcistica italiana.
La foto di copertina ritrae un allenamento al parco da parte dei bambini e l’immagine non è pertinente alle nostre considerazioni fatte.
In collaborazione con Matteo Esposito