Andrea Lupo, il boccino d’oro nel quidditch
Grazie alla passione di tanti ragazzi e all’impegno dell’AIQ del presidente Miglietta, in Italia il quidditch sta diventando una disciplina sportiva sempre più diffusa ed apprezzata. Ne sono la prova i tanti eventi nati dai territori e il mondiale tenutosi quest’estate nella nostra Firenze.
Chi conosce il quiddich sa bene però che raccontare questo gioco nato dalla penna di J.K.Rowling ad un “babbano” inconsapevole della sua trasposizione nel mondo reale, può suscitare scherno ed ilarità. L’apice dell’incredulità si raggiunge nella descrizione della figura del “boccino d’oro”: un atleta con affisso posteriormente un calzino al cui interno si nasconde una pallina di tennis e la cui cattura da parte dei cercatori decreta la fine del match. Per questo motivo, noi de “Il Bello dello Sport”, abbiamo chiesto ad Andrea Lupo, uno degli atleti italiani più esperti ed apprezzati nel ruolo, di raccontarci la sua esperienza ed il suo punto di vista.
Andrea, 28 anni pugliese, ci racconti da quanto tempo giochi a Quidditch e come ti sei avvicinato a questa disciplina?
Ho iniziato a giocare a Quidditch nel 2012 grazie al mio amico Andrea Miglietta, che mi chiese di dargli una mano a formare la squadra di Brindisi i “Lunatica Quidditch Club”.
Come mai hai deciso di cominciare a fare il “boccino d’oro”?
Il ruolo del boccino mi ha sempre divertito, soprattutto nelle prime versioni dove poteva correre fuori dal campo, nascondersi ed addirittura arrampicarsi dove possibile. La cosa che più mi piace è lo scontro diretto con i cercatori, la continua pressione e la paura di farsi catturare quel calzino tanto bramato, in ogni torneo non mi faccio sfuggire l’occasione di fare il boccino, lo faccio anche per scaricare un po’ la tensione. Tutta questa esperienza e allenamento è stata ripagata con due premi vinti nel 2017 e nel 2018 come “Boccino dell’anno”.
Che caratteristiche deve avere un boccino e che tipo di allenamenti deve fare?
Le caratteristiche di un boccino non sono strettamente definite ma possono essere varie. Un boccino può essere alto, basso, robusto oppure magro, ma una cosa non deve mancare mai: la testa ed una buona padronanza del proprio corpo. Senza queste due cose c’è il rischio di durare poco in partita. Per l’allenamento nel singolo la corsa non deve mancare mai, personalmente rinfresco sempre le nozioni di Parkour e di Wing Chun (un arte marziale) che mi aiutano ad essere sciolto nei movimenti; ovviamente poi bisogna allenarsi con la propria squadra per avere un giusto riscontro e capire dove migliorare.
Qual è la parte più difficile e la più divertente del tuo ruolo?
Quella più difficile è sicuramente quando entrambi i cercatori ti attaccano e ti ritrovi messo alle strette, ma è anche la parte divertente perché è il momento in cui metti alla prova le tue abilità cercando di approfittare delle loro distrazioni per disarcionarli dalle loro scope.
Spiega ai nostri lettori che cosa fa di preciso un boccino
Il boccino in breve mette fine alla partita, entra al diciassettesimo minuto e viene seguito dai cercatori al diciottesimo. Da quel momento inizia la sfida. Il boccino è confinato nei limiti del campo di gioco che è di per sé un handicap e ogni cinque minuti gli vengono dati altri handicap fino ad un massimo di tre, per rendere la cattura più accessibile. Quest’ultima conferisce trenta punti alla squadra del cercatore che ha avuto la meglio e decreta la fine della partita.
Qual è il tuo tempo medio di permanenza in campo, quale la cattura più veloce e quale la più lenta?
La durata dipende sempre dalla bravura dei cercatori, mediamente arrivo spesso ad uno degli ultimi handicap, poi capita sempre la giornata no dove non duri neanche due minuti, come purtroppo è successo quest’anno alla World Cup di Firenze mentre boccinavo la partita Spagna-Germania. Per mia troppa sicurezza non avevo calcolato la cattura del cercatore difensore che me lo ha catturato in poco tempo. Al contrario invece al Girone Sud tenutosi il 10 novembre scorso sempre a Firenze, son riuscito a durare 37′ 28” facendo durare la partita 51′ 04” più 4′ 24” di overtime.
Hai un episodio particolarmente emozionate da raccontarci?
Un momento emozionante è stato quando durante la World Cup, con tanti boccini che c’erano a disposizione, il coach della Germania è venuto a chiedermi se potevo aiutarli in allenamento. Un ricordo molto divertente che conservo invece è stato quando due cercatori correvano da direzioni opposte verso di me e ho pensato bene di togliermi all’ultimo momento, facendoli scontrare tra di loro.
Tu ricopri anche un ruolo istituzionale nell’AIQ, pui raccontarci che progetti avete in serbo? Inoltre, in molti si chiedono se il boccino sarà sempre un atleta o c’è la possibilità che si tenda all’utilizzo di dispositivi elettronici
Attualmente ricopro due ruoli all’interno dell’AIQ, sono il coach dei cercatori per la nazionale e collaboratore tecnico nel reparto boccini. Il reparto boccini era uno dei progetti da mettere in piedi e penso stia andando bene per ora, ovviamente si può sempre migliorare. Mi chiedi se il boccino sarà sempre un atleta… io lo spero vivamente, non so immaginarmi ad andare ad un torneo e sapere di non poter fare il boccino. Può anche darsi che in futuro si riesca a piazzare in campo un boccino vero e proprio, ma lo vedo lontano come futuro.
La figura del boccino per chi sente parlare di Quidditch reale per la prima volta suscita molta ilarità. Hai l’occasione per toglierti qualche sassolino dalla scarpa e lanciare un messaggio ai lettori.
Sì, la domanda è onnipresente – Eh, ma col boccino come fate? – seguita da una risata, che sparisce nel momento in cui dico che io stesso faccio il boccino e che la cattura non è tanto facile come può sembrare. Non nego che anche io ero titubante all’inizio, mi dicevo – Ecco un’altra cosa da “nerd” – eppure sono sei anni che ci gioco. Un consiglio spassionato che posso dare è smetterla di giudicare un libro dalla copertina, provateci che tanto non costa nulla, poi siete liberi di commentare come volete, ma almeno provate questo sport. E’ come dire “non mi piace” ad una pietanza che non abbiamo mai assaggiato.
Volevo ringraziare la redazione de “Il Bello dello Sport” per avermi dato questo piccolo spazio e approfittare per salutare tutto il mondo del Quidditch e non.
Credit ph. instragram: giada,s_photo