Aspettando il Memorial Alberto Massa: intervista a Fabio Di Giacomo
“Alberto Massa era un secondo padre, non solo per me ma per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di essere cresciuti con lui. Era una guida, un maestro di vita prima che di calcio, non esistono più uomini come lui in questo ambiente. Ora sono solo interessi, quote da intascare e gente che mette il proprio ego davanti a quello dei bambini”.
E’ Fabio Di Giacomo, uno che degli insegnamenti di zio Alberto cerca di metterli in pratica quando è con i suoi allievi, uno che mette ci mette il cuore, come del resto gli ha insegnato Alberto Massa.
“Zio Alberto, come lo chiamavamo tutti – continua Fabio Di Giacomo – era stimato ed apprezzato ovunque. I tanti anni trascorsi con lui hanno lasciato un segno indelebile dentro di me, quello che sono oggi come educatore, lo devo soprattutto a lui e i suoi insegnamenti, lui non viveva di risultati, e pure vincevamo in lungo e in largo, ovviamente tutto contestualizzato all’età adolescenziale”.
Giocare senza pressione e col sorriso sulle labbra, infatti: “non sentivamo il bisogno e il peso di dover vincere a tutti i costi”.
La guida: “Per noi era un riferimento costante, per la scuola, per i consigli, le prime fidanzatine, ci aiutava ad affrontare i problemi quotidiani. Avevamo una sede dove ci ritrovavamo tutti insieme dove condividevamo le giornate, prima e dopo gli allenamenti. Faceva tanti sacrifici e pure non perdeva mai il sorriso ed era sempre disponibile”.
Oggi, invece, secondo Fabio Di Giacomo: “Sono figure che non esistono più. Mi diceva sempre “fai del tuo talento un’arte non diventare un eterno incompiuto”. Queste parole non le dimenticherò mai. Sosteneva che avessi capacità tecniche fuori dal comune ma che fossi svogliato in termini di corsa, e che questo mio atteggiamento col tempo sarebbe diventata un’attitudine che difficilmente avrei più potuto migliorare… fino a poter tapparmi le ali. Come dargli torto, lui vedeva laddove altri nemmeno arrivavano col pensiero”.
Ricordarlo ora, a distanza di anni è ancora difficile: “Lui vive con me perché chi lascia il segno nella tua vita non sarà mai dimenticato”
Infine ci svela un aneddoto: “da piccolo portavo i capelli lunghi. Lui non voleva che li tagliarsi. Il giorno che lo feci si prese la coda e la conservò per anni in un cofanetto. Ricordo che zia Dionisia, sua moglie, mi disse che la teneva ancora conservata”.
Infine, “evito di raccontare il dramma della sua scomparsa e preferisco ricordare la sua magnifica vita e tutto ciò che ci ha insegnato, come ad esempio “andate a scuola, è importante, ma imparate dalla vita di tutti i giorni, io, ad esempio, mi sono laureato presso la scuola della strada”.