I BAMBINI NON HANNO BISOGNO DI CONSIGLI, MA SOLO DI OTTIMI ESEMPI
Ogni tanto bisogna ritornare su argomenti già trattati, perché non sempre un concetto si materializza nella testa di un uomo con un solo passaggio, bisogna fargli capire perché vincere non porta a nessun risultato importante al fine della crescita di un bambino, perché certi comportamenti non sono educativi per la crescita di un bambino e, noi cercheremo in questo nuovo passaggio di chiarire certe tematiche e far capire qual’è la nostra prospettiva.
In prima battuta bisogna dire che il “calcio dei bambini” è, e deve essere, differente da quello dei grandi dove si possono trovare idee e visioni differenti.
Nel mondo dei bambini non deve essere così, perché il percorso che loro devono fare non solo e’ completamente diverso, ma e’ piu’ indirizzato verso una crescita globale, dato che essi non hanno ancora ne memoria motoria, ne cognitiva e percettiva, ma sono portati, semplicemente, a copiare.
Per questo sosteniamo che i bambini non hanno bisogno di ottimi consigli, ma solo di ottimi esempi.
Seguendo questo percorso da grandi si avranno non solo ottimi calciatori, ma ottime persone ed è questo l’obiettivo piu’ importante.
A nostro avviso, il calcio non si puo’ insegnare, l’istruttore ha il compito di far crescere il bambino non calcisticamente, ma globamente in modo graduale e progressivo; specializzare e indirizzare i bambini da 6 a 12 anni verso uno sport, e’ un errore, il bambino deve avere piu’ conoscenze e non è “sano” far fare solo esercizi specifici al calcio ma, bisognerebbe proporre esercizi propri di sport diversi.
Combattiamo anche il pensiero comune, e fuorviante, che vincere sia la cosa più importante,. Il fine, per molti, non è crescere, ma vincere perchè si pensa che questo possa far emergere, non solo la scuola calcio, ma il bambino e l’istruttore.
Questo spirito, sbagliato, alla fine produce quello che spesso si vede sui campi di calcio giovanile: solo violenza o scene non educative!
Non sono nuove scene di squadre che abbandonano il campo e non fanno giocare i bambini, di istruttori che si minacciano tra loro, bambini che si picchiavano con pugni e calci in faccia (cose che accadono nelle categorie dai giovanissimi in su!).
Ma la colpa di tutto questo a chi dobbiamo attribuirla?
Cesare Prandelli ha sostenuto tempo fa, per ironizzare e nello stesso tempo stigmatizzare quello che accade nel mondo del calcio giovanile che la squadra migliore è composta da soli orfani.
Se non ci sarà un’inversione netta di tendenza non si riuscirà mai a superare il problema, anzi, con la crisi economica e con l’idea di poter risolvere tutti i problemi della famiglia avendo un figlio calciatore, i comportamenti di educatori e genitori sono destinati a peggiorare.
Una soluzione potrebbe essere avere un confronto con i genitori che potrebbero diventare una risorsa per correggere quelli che sono dei comportamenti non consoni dei loro figli. Solo creando sinergie, restando uniti, solo collaborando, solo dando la possibilità ai genitori di crescere e di vivere in modo positivo e propositivo si potrà giungere alla fine di un lungo percorso che deve condurre i nostri bambini ad essere uomini, ancor prima che calciatori.
Alfonso Pierro (giornalista) e Vito Laudani Galvagno (allenatore)
Per maggiori dettagli ecco un intervista esclusiva rilasciata dal campione del Mondo Perrotta al “bello dello sport”: