Ci siamo imbattuti, per caso, in un una gara di basket tra la Pallacanestro Picentia e l’Olimpia Angri. La categoria è quella degli aquilotti. Fin qui nulla di nuovo se non per il fatto che ad arbitrare la gara ci sono due bambini di circa 14 anni. La cosa che ci stupisce e che in campo, come sugli spalti, nessuno protesta, non si sentono urla o grida contro una qualsivoglia decisione. Tutti hanno un atteggiamento composto, o meglio “sportivo”. Il risultato più importante è il divertimento dei bambini ed il piacere di vederli uscire sorridenti e felici di aver trascorso del tempo giocando ed imparando.
A fine gara interpelliamo una dirigente della squadra, la signora Lina, come i ragazzi la chiamano, che ci spiega: “La federazione permette alle società di gestire gli arbitraggi e noi abbiamo due ragazzi, Antonio ed Alessandro che si prestano a darci una mano. Sono ragazzi più grandi che fanno basket da più anni e conoscono bene le regole e si cimentano con passione e dedizione. Sono davvero bravi”.
La sorpresa, come raccontato, è che gli atleti non hanno rivendicazioni o contrasti con i direttori di gara: “Il basket non è il calcio. Da noi si vive diversamente la partita. Altra cosa positiva e che chi non è bravo e non può, un domani, pensare di giocare in categorie importanti, può continuare a restare nel mondo della pallacanestro dedicandosi all’arbitraggio o ad altre funzioni che nel basket sono determinanti come, ad esempio, i cronometristi”.
Una lezione di vita e di crescita che non ha eguali, almeno nel calcio. A questo punto ci viene di porre una domanda ai nostri lettori: “siete sicuri che il calcio è lo sport che meglio si addice alla crescita psico fisica di vostro figlio”.
A voi l’ardua sentenza!