Mi presento: sono Isabella, una fotografa professionista che ha deciso di collaborare con questa singolare testata condividendone l’intento principale, ossia dare luce a il Bello dello Sport.
Lo farò commentando una sola fotografia; inevitabile sarà dare all’articolo il taglio che più si avvicina al mio punto di vista nello scattare.
Non è un caso che io parta da questa fotografia, cui sono molto legata, e che ritengo essere particolarmente significativa. Può sembrare un semplice abbraccio, un’immagine come tante. Non è così.
Siamo alla fine di una partita di pallamano: uno sport di squadra, in cui le individualità non sono mai fine a se stesse; uno sport duro, di contatto, dove sono ammessi i contrasti purché non avvengano da dietro e non ostacolino il tiro in porta (detto brevemente). Durante un simile incontro sportivo, si ritraggono negli scatti delle espressività di certo non affettuose, mentre a fine match gli avversari si salutano, si danno la mano, il cinque o un buffetto sulla spalla, infine salutano il pubblico. Nulla di particolarmente commovente.
Ma questo è un derby, il primo della stagione, una partita molto sentita: Ferrara United contro Handball Estense, due diverse società nella stessa città; una (il Ferrara United) è nata per distaccamento dall’altra da parte di alcuni veterani che, dopo un campionato giocato senza mai perdere in serie B, viene promossa in A2 laddove nel frattempo è retrocessa la squadra dell’Handball Estense, composta principalmente da forti giovanissimi.
In questa partita, il giocatore con maglia nera, l’esperto terzino destro A. Alberino, abbraccia il talentuoso centrale F. Pasini, che lui stesso ha contribuito a formare negli anni passati: l’immagine congela un insieme di forti sentimenti come lo sconforto, la stima, il rispetto. La difficile accettazione della sconfitta (che io vedo nella mano ancora chiusa a pugno) in complementarietà con l’affetto verso il beniamino (l’altra mano, aperta, quasi rilassata); e poi ancora lo scudo del giocatore di spalle, che nell’abbraccio intende consolare e proteggere, ma anche rendere omaggio al piccolo-grande avversario che non si è mai risparmiato per 60 minuti di gioco ed ha saputo dare filo da torcere al suo ex allenatore.
Questo è il Bello dello Sport che io cerco di riportare in immagine, al di là del risultato e della tecnica, sia fotografica che sportiva, perché possa essere anche il bello del mio lavoro.
Quando mi capita, provo anche io dei sentimenti contrastanti: sono estremamente soddisfatta, ma anche commossa. E gli scatti successivi sono leggermente mossi…