Home / ALTRI SPORT  / Castrogiovanni si racconta: dal tumore alla TV. L’ex Pilone azzurro resta un Campione del cuore

Castrogiovanni si racconta: dal tumore alla TV. L’ex Pilone azzurro resta un Campione del cuore

Martin Castrogiovanni ritorna ad essere protagonista nella nostra penisola, questa volta però a portarlo alla ribalta sono le sue parole e non le imprese con la palla ovale; tanto per ricordarne una: come quella volta che è entrato nella storia facendo meta contro la Francia, vicecampione del mondo, portando l’Italia alla vittoria e facendo esplodere di gioia gli oltre sessantamila dell’Olimpico. L’ex Pilone azzurro ha abbandonato definitivamente il campo lo scorso 2016 e in un’intervista, rilasciata al Corriere della Sera, ha raccontato i motivi del suo addio, i nuovi sogni e tante altre interessanti curiosità per gli amanti dello sport, quello vero.

Per prima cosa, Martin spiega il motivo per il quale non si è più fatto vedere neanche lontanamente nei pressi di un campo di gioco, ad esempio quando era in corso una partita della Nazionale. Proprio lui, infatti, che con quella maglia ha scritto la storia italiana del Rugby sembra avere un improvviso rifiuto: «Mi piace essere protagonista, non spettatore. Tutto qui. – spiega Castrogiovanni – Questo sport mi ha dato le regole che hanno tracciato la mia vita, gli amici, i riferimenti. Semplicemente, adesso si cambia.»thumbnail_Locandina Le regole del gioco

E proprio parlando di cambiamento che Martin racconta le sue nuove ambizioni da Showman: «Vivo alla giornata, mi diverte, vorrei avere un programma mio, fare il conduttore, ma dove vado con questo dannato accento?». Scherza, così, il gigante buono che oltre il suo “dannato accento” sa anche di vantare già diverse importanti presenze sulle tv nazionali italiane e argentine. In ogni caso l’italo-argentino si dimostra un campione con un grande cuore anche fuori dal campo e non di certo per la TV: «Faccio tante cose, vado in carcere dove c’è una squadra di rugbisti, partecipo a qualche evento di sponsorizzazione. Ho capito che questo mondo non ti dà una seconda possibilità, entri in un carcere e per questa mancanza di futuro scopri un’umanità incredibile e disperata. Ecco, vorrei che tutti avessero una seconda opportunità. Io ci sto provando».

Poi chiude il confronto facendo luce sui suoi momenti difficili che in qualche modo lo hanno costretto a gettare la spugna: «il primo nel 2011, quando scopro di essere celiaco. Difficile da accettare, poi però capisci che tanti malanni avevano un perché e allora ti curi. Poi nel 2015, sono in ritiro con la Nazionale in Inghilterra per preparare il Mondiale. Mi fa male la schiena ma voglio giocare, non mi sono mai allenato così tanto, ci tengo, è la mia quarta coppa del mondo, un traguardo importante. Mi dicono che ho il nervo sciatico infiammato, un bel punturone di antidolorifico e vado in campo. Gioco malissimo, arrivo sempre in ritardo, vengo criticato e mi sento vecchio come mai mi è capitato. Chiedo allo staff sanitario di vederci chiaro. Mi portano in ospedale, mi fanno una risonanza e aspetto i risultati. Vedo i medici vaghi, nessuno che mi dice come stanno le cose, li chiudo in una stanza e urlo: “O mi dite che cosa ho o da qui non uscite!”. Mi fanno leggere il referto e scopro di avere un neurinoma al plesso lombare, un tumore per il quale gli inglesi mi danno 6 mesi di vita. Non crollo, in fondo penso che finché parli, giochi, ti svegli la mattina, puoi lottare. Vengo di corsa alla clinica Humanitas a Milano e lì mi dicono che è raro che quel tumore sia maligno, però l’operazione sarà rischiosa perché potrei perdere l’uso della gamba. Mi operano, muovo la gamba. Un mese dopo sono di nuovo in campo».

Un guerriero, pronto a lottare contro tutto e tutti. Che non ci sta a perdere e ricorda ancora con l’amaro in bocca la sua ultima gara in azzurro: «Avevo pensato di smettere a Cardiff, nel 2015, dopo l’incontro del Sei Nazioni con il Galles. All’inno piango, poi prendiamo 70 punti e torno negli spogliatoi dove scopro che uno dei miei compagni più giovani sta postando una foto su Instagram e un altro già ha le cuffie con la musica a palla. Ho pensato che quello non era più il mio mondo, i tempi erano cambiati e io lì non c’entravo più nulla».

antonio.sica@outlook.it