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Ecco com’è nato il Vianema. Il racconto del figlio Giorgio

“Mio papà era a cena in un ristorante di Salerno. Doveva affrontare i colossi del calcio italiano e voleva trovare un sistema tattico che riuscisse a far sì che la Salernitana potesse competere contro Juventus, Torino, Lazio, Bologna e tutte le formazioni più esperte. Allora prese degli stuzzicadenti, li divise in tre parti e li fece diventare dei giocatori. Prese il centravanti (nella Salernitana scendeva in campo col numero 9 Piccinini) e lo arretrò come centro mediano posizionando a libero Buzzegoli. Ogni sera il rito si ripeteva e spiegava le sue nuove idee e le sue alchimie”.
E’ Giorgio Viani, figlio di Gipo Viani, a raccontare, durante la serata, organizzata dai giornalisti Franco Esposito e Roberto Guerriero, figlia delle loro ricerche dedicate ai protagonisti della storia granata.
Ma Viani ha mai rinnegato il catenaccio anche quando il calcio italiano era tacciato di troppo difensivista?
“Sicuramente no, o almeno non ne ho mai sentito parlare da lui”.
Ma a Salerno esiste un dubbio sulla paternità del Vianema. A raccontare l’antagonismo il figlio di Valese: “Sicuramente le idee vengono riprese e migliorate. Fatto sta che Gipo è diventato famoso grazie alle sue idee tattiche” probabilemnte anche grazie a quello che aveva fatto vedere Antonio Valese.
Poi continua: “Papà era un campione come calciatore e un buon allenatore. Purtroppo nella suo momento migliore dovette partire per la guerra e non ha potuto dimostrare tutto il suo talento”.
Il dilemma però, nonostante gli anni, non è stato del tutto risolto e chiarito. Ma durante una festa non è giusto riprendere polemiche “della storia passata”.

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).