Géza Kertész, la storia dell’allenatore-eroe raccontato in un libro
Claudio Colombo, giornalista e direttore del “Il Cittadino”, racconta nel suo libro “Niente è stato vano”, edito dalle Edizioni Meravigli, la storia di un uomo-eroe, Géza Kertész, allenatore ungherese, che ha “donato” la sua vita per salvare quella degli altri.
Il racconto dell’autore percorre tutta la vita sportiva di Géza Kertész passando dalla sua convocazione in Nazionale, come calciatore (unica presenza), fino a percorrere tutte le tappe della sua carriera italiana. Lui che non ha mai amato la politica, ma solo il calcio e la sua evoluzione tattica, lui che alla sua prima esperienza in Italia ha vinto un campionato (Spezia), lui che attendeva con ansia la chiamata in serie A, lui che ha inventato il ritiro (a Catania), lui che è scappato di notte, da Salerno, per accettare un contratto più conveniente, lui che è dovuto ritornare, per via di un giusto ricorso, ad allenare la Salernitana, ed ha sfiorato la promozione in B (perdendo lo spareggio col Cagliari), lui che quando, allenando la Roma, per paura dei bombardamenti, ha deciso di tornare in Patria, andando ad “abbracciare” il proprio destino.
La storia raccontata, in “Niente è stato vano”, continua con un parallelo importante: “mentre in Europa tutti i campionati di calcio erano fermi, in Ungheria, si continuava a giocare a calcio come se niente stesse accadendo nel Mondo”. Ma in poco tempo tutto cambiò. Géza Kertész all’improvviso decise che bisognava fare qualcosa. La moglie Rosa in primo momento intuì di quello che stava facendo suo marito e ogni “volta che Géza usciva di casa si fa il segno della croce”.
Tante vite salvate. Solita prassi. Documenti falsi e, grazie al suo ottimo tedesco, indossando una divisa militare, riesce a strappare da morte certa tanti persone inermi innanzi ad un crudele destino.
Il tutto, fino a quando la sua rete clandestina non venne smantellata.
Un racconto che si legge tutto d’un fiato e che narra di un calcio che non esiste ma che stava diventando sempre più popolare. Una storia che però non si conclude con un lieto fine, ma “Niente è stato vano”.