Giorno della memoria: Erbstein e il “Grande Torino”
Ci sono squadre che sono destinate a rimanere nella storia e nella memoria degli sportivi di tutte le età e condottieri leggendari che le hanno guidate a imprese epiche e inarrivabili. Erno Egri Erbstein, nato nell’odierna Romania da una famiglia ebraica, alla guida del Torino ci è finito un pò per caso: nel 1939, complici le leggi razziali, è costretto ad abbandonare Lucca e a rifugiarsi a Torino accettando la proposta di allenare i granata consentendo così alle figlie di poter frequentare la scuola. Nel 1944, dopo essersi fortunosamente riuscito a rifugiarsi in Ungheria per alcuni anni, in seguito all’invasione delle truppe tedesche viene intrappolato in un campo di lavoro riuscendo però a scampare alle deportazioni verso i campi di sterminio. Ferruccio Novo, storico presidente ed icona del Grande Torino, a guerra terminata riesce a rintracciare il tecnico ungherese e gli affida l’incarico di direttore tecnico. Il Torino in quegli anni stava costruendo e gettando le basi per un ciclo vincente, importante e duraturo e con l’ingaggio di Erbstein nel ruolo di direttore tecnico i risultati sono proseguiti negli anni. Fedele al WM di Chapman, del tecnico ungherese ricordiamo la grande dedizione alla tattica e il suo lavoro sullo strapotere tecnico e fisico della formazione torinista. Morirà il 4 maggio del 1949 dopo la caduta dell’aereo dove viaggiava con la squadra dopo una trasferta in Portogallo. Durante il riconoscimento delle salme, nella sua valigia è stata ritrovata una bambolina acquistata come dono alla figlia Susanna Egri. La nota ballerina, ancora in vita, non perde occasione di ricordare il padre partecipando a tanti eventi accompagnata dal suo inseparabile dono.
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