Il calcio di una volta rinasce nella scuola di Maurizio Silvestri. E sull’incontro con Maradona…
Da giovane è stato un talento mai espresso con notevoli doti tecniche ma con un carattere un pò ribelle. Da qualche anno ha intrapreso l’attività di istruttore di tecnica individuale con l’obiettivo di insegnare a bambini e ragazzi i segreti della coordinazione, della rapidità e dell’intensità. Il personaggio in questione è Maurizio Silvestri, romano, classe 1968, cresciuto nelle giovanili della Lodigiani che, dopo essersi messo in mostra vincendo con la squadra capitolina lo scudetto Giovanissimi e Berretti, attira su di sé le attenzioni di grandi club. Il Torino la spunta sulla concorrenza di Lazio e Roma e così il giovane Maurizio si ritrova nella Primavera granata. Dopo l’esperienza sotto la Mole, Silvestri passa al Civitavecchia (Interregionale) con cui ha la possibilità di conoscere il suo idolo, Diego Armando Maradona. Un aneddoto lo vede protagonista al cospetto del Pibe de Oro: “Prima di un’amichevole Argentina Civitavecchia, vedo Diego che entra in campo e gli dico ‘Diego, passami la palla’. Ci mettiamo a palleggiare senza che la palla cascasse per terra. Ad un certo punto il palleggio si interrompe dopo un suo errore, al che mi avvicino a lui e gli dico ‘Dai Diego, non importa’. Solo dopo mi sono reso conto che avevo palleggiato con il giocatore più forte di tutti i tempi, con il Calcio fatto persona. Dopo quel siparietto Maradona venne verso di me e mi chiese di fare una foto con lui”, questo il racconto di Silvestri contattato dalla nostra Redazione.
Dopo un girovagare in Serie C e nelle serie inferiori, la sua carriera volge al termine e, una volta appese le scarpette al chiodo, Maurizio Silvestri decide di restare nel mondo del calcio, convinto di poter dare un importante contributo alla crescita dei ragazzi, forte della sua esperienza da calciatore.
“Sono nato calciatore, ero una seconda punta, numero 10 che girava intorno alla punta centrale. Ho giocato con gente del calibro di Bresciani, Lentini, Silenzi, Fuser”, continua Maurizio Silvestri. Sul calcio moderno il suo pensiero è molto critico: “Oggi il calcio è solo prestanza fisica e si pensa soprattutto al risultato, non si pensa a far crescere i ragazzi. Io ho avuto la fortuna di avere fior fiori di maestri che mi hanno fatto crescere anche da un punto di vista tecnico”.
Da qualche anno sta diffondendo il suo credo calcistico portando avanti il progetto “1 vs 1” (uno contro uno), una scuola di tecnica individuale: “Il progetto nasce da un’idea di un mio amico che un giorno mi chiede ‘Maurì, perché non fai qualcosa di serio per il calcio?’. E così, guardando un allenatore della Roma che lavorava a coppie, mi è venuto in mente di fare l’uno contro uno. Da lì è partito il progetto, con tre ragazzi che attualmente giocano tutti e tre nel professionismo, e poi, nel giro di un mese, avevamo più di cento ragazzini”.
Una scuola di successo che oggi ospita oltre 2 mila ragazzi, provenienti da tutta Italia: “Il nostro obiettivo è dare una mano alle società sportive per far crescere bene i ragazzi. Però capita spesso che le società, anziché andare in parallelo con noi nell’interesse del ragazzo, vengono allo scontro con noi per una forma di invidia, dimostrando poca lungimiranza e serietà. Non capiscono che il beneficio è tutto a vantaggio del ragazzo e della società per cui è tesserato. Addirittura alcune società sconsigliano la collaborazione con me. Noi non abbiamo squadre, non partecipiamo a campionati. Noi lavoriamo solo sui singoli ragazzi per migliorarli da un punto di vista tecnico e coordinativo, quindi è un vantaggio per le società che ci mandano i ragazzi”. Ma i risultati sono evidenti, i ragazzi crescono bene con il sistema-Silvestri che ha le idee molte chiare quando si parla di istruttori: “I nostri istruttori sono tutti professionisti del calcio, come Dino Baggio, Roberto Policano, Simone Altobelli, Gigi Orlandini, Enrico Baiocco, Fabrizio Conti, e tanti altri. Il vero problema è che oggi c’è la corsa al copia-incolla da internet degli esercizi, magari chi li somministra non ne capisce neanche l’utilità. Invece con il nostro metodo di lavoro, unico al mondo, sei obbligato a conoscere, a sapere quello che fai, perché devi poter correggere il ragazzino nel momento in cui sbaglia”. Sul tema Silvestri è un fiume in piena, non ha peli sulla lingua: “Oggi molti istruttori stanno usando uno strumento nuovo, la paretina, e credono di aver risolto il problema della crescita del ragazzo. Non sanno che stanno facendo grossi danni perché ogni sistema di lavoro va studiato, va applicato, ci vuole del tempo per imparare le tecniche, perché abbiamo a che fare con bambini. Quindi se si fa crescere un bambino con un gesto sbagliato, se lo porta dietro e non lo correggi più. Quindi bisogna sapere e saper insegnare calcio ai ragazzini, non ci si può improvvisare. Ogni disciplina sportiva deve avere il suo maestro, invece nel calcio trovo che molti si improvvisano e cosi non va assolutamente bene”.
Ma allora perché il calcio italiano è in crisi da tempo? “Se l’Italia non si è neanche qualificata ai Mondiali ci sarà un motivo, è necessario rivedere la strategia. Io credo che quando una nazionale va bene è perché si è lavorato bene ‘sotto’, i bravi vanno messi con i più piccoli perché è quella la fase in cui si forma il giocatore. I risultati della prima squadra è il risultato del lavoro che viene fatto a livello di settore giovanile, perché una pianta va annaffiata da subito, dò tanta acqua e poi vedo se può crescere bene”.
E’ necessario partire dai settori giovanili, puntare realmente sui ragazzi: “Oggi, a livello di settore giovanile, puoi anche vincere le partite perché metti in campo il ragazzo che è forte fisicamente, che però del calciatore non ha proprio niente. Ed è qui che è sbagliato! Continuando così non tirerai mai fuori un talento, un giocatore vero. Le periferie di Roma e Napoli sono piene di talenti, ma non c’è il tempo di farli crescere perché oggi le società vogliono già il giocatore pronto. A me non interessa se uno è piccolo, a me interessano i piedi e la tecnica”.
La ricetta di Maurizio Silvestri è solo una: portare il ‘gioco di strada’ sul prato verde, coinvolgendo i giovani: “Purtroppo oggi i ragazzi hanno tante distrazioni, dalla Play Station, dai computer, dai telefonini. Ai miei tempi c’era solo il pallone: dalla mattina alla sera, si trascorreva tanto tempo in strada a giocare con gli amici. Tante ore a giocare con il pallone. Oggi gli spazi ce ne sono pochi, in strada si gioca sempre meno. E l’unica soluzione è affidarsi a bravi istruttori. Ecco, io ho cercato di riportare la strade in mezzo al campo e insegno ogni esercizio non con le mani in tasca, ma facendolo vedere bene. Il tecnico deve uscire dal campo più stanco del ragazzo perché deve dare tutto”. Il ruolo dell’allenatore è fondamentale in questo processo di crescita del ragazzo: “L’allenatore deve essere un maestro, colui che ti spiega non solo il situazionale di campo, ma anche come posizionare il corpo quando riceva la palla, come usare le braccia nella coordinazione del tiro, con quale intensità lavorare”.
Nella sua scuola “1 vs 1” ha ospitato l’anno scorso la Nazionale Italiana Amputati con cui ha instaurato un rapporto di amicizia, oltre che di collaborazione: “Mi hanno cercato loro, sono stati da noi per un mese, li abbiamo allenati e spesso ritornano. C’è un bel rapporto con i ragazzi e con lo staff. Ho cercato di aiutarli a far crescere la loro visibilità, sono dei ragazzi che meritano e che hanno una grande volontà. Li ho allenati e per quello che fanno, per la loro forza fisica e d’animo, bisognerebbe mettere un video in ogni scuola per far capire cosa significa il sacrificio, cosa significa lottare ogni giorno”.
Fonte foto: profilo Fb Maurizio Silvesri