Il calcio ha bisogno di ritrovare i veri valori dello sport
Il pallone da calcio è sgonfio forse, addirittura, bucato.
Bisognerebbe riportare questo sport ai valori di un tempo quando i campi da calcio erano in terra battuta e si respirava aria mista alla polvere del terreno di gioco.
Valori veri fatti di amicizia e di passione, di sacrificio e di coraggio. Quando, per potersi allenare si commettevano infrazioni stradali come ci raccontò Chiarugi (attaccante della Fiorentina Campione d’Italia) durante la nostra visita a Ponsacco: “Spesso si andava in tre sulla vespa con due sacche da gioco”.
L’Italia pallonara rincorreva una passione, un amore per una palla che veniva calciata da 22 giovani atleti. Il più bravo giocava, il meno bravo andava ad applaudire il compagno.
Lo stesso Chiarugi disse: “Il mio contratto doveva essere rinnovato anno dopo anno e noi eravamo anche costretti a comportarci bene se volevamo giocare a calcio”.
Oggi troppe prime donne, troppi interessi e troppi genitori che sono disposti a tutto pur di vedere i propri figli indossare una casacca prestigiosa. E poi…
E poi si racconta di situazioni tristi, di persone che devono essere recuperate psicologicamente perchè hanno avuto lavaggi del cervello fin in tenera età.
Il calcio è lo sport di tutti ma non per tutti.
La corsa al successo sembra essere quella che accadeva in America al tempo dei cercatori d’oro. Gli uomini erano capaci di ammazzarsi pur di posizionarsi in un posto migliore in riva al fiume. Ma l’acqua passa e porta via tutto quello che si costruisce in modo artefatto.
Molti addetti ai lavori sanno che il calcio è malato, ma hanno paura di dirlo apertamente perchè il sistema calcio premia solo coloro che convivono col sistema e con lo status quo.
La voce fuori dal coro viene screditata, attaccata dal sistema.
Per fortuna da qualche parte il coraggioso di turno riesce a far parlare (e bene) del calcio e dei valori che deve insegnare.
L’ultimo episodio è quello del presidente dell’Academy Novara, Antonino Sarchiello che, con coraggio ha ritirato la sua squadra dal campo e in un’intervista rilasciata al nostro magazine (leggi)
ha dichiarato: “Mi duole ammettere che è stata una sconfitta per tutti. Il nostro progetto è incentrato sull’educazione, lo studio, il rispetto e l’esaltazione di valori che purtroppo si sono persi rispetto al passato. I nostri ragazzi dell’Under 17 avevano già commesso degli errori piuttosto gravi, ad esempio, erano entrati nello spogliatoio dell’arbitro sottraendogli con forza e arroganza molti oggetti personali, poi quando uno dei nostri ha preso a pugni un avversario ho capito che non c’era altra scelta”.
Il problema che chi ha queste idee poi lascia, con disprezzo, il mondo del calcio che ha amato fin da bambino. E la strada dello Sport, quello con la S maiuscola, sta mietendo sempre più vittime “sane” e lasciando sempre più spazio a chi, invece, sfrutta l’enfasi, la voglia di emergere e di arrivare.
Chi è disposto a tutto è la linfa vitale di questa speculazione che non sembra avere fine.