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Il caso Novax Djokovid

La vicenda del tennista numero uno al mondo Novak Djokovic, all’uopo soprannominato “Novax Djokovid”, è balzata agli onori delle cronache nazionali e internazionali per motivi extra sportivi, in particolare collegati alla nota questione covid-19. Sappiamo ormai bene che non appena viene sfiorato questo argomento, diabolicamente scattano le fazioni e il popolo si divide come per incanto (perché forse di incantesimo si tratta) in montecchi e capuleti, guelfi e ghibellini, coppi e bartali, mazzola e rivera, sivax e novax.

In effetti è proprio a quest’ultima, ennesima divisione che facciamo riferimento poiché il tennista ha avuto la capacità di diventare il simbolo dei Novax da un lato e per immediato converso nemico dei Sivax. Questi ultimi si sono scatenati sui social alla notizia, ripresa da tutti i media mainstream, del “blocco” di Djokovic alla frontiera australiana e della conseguente negazione del visto d’ingresso al numero uno al mondo, per altro detentore del titolo 2021. La semplificazione argomentativa addotta dai favorevoli al suo ostracismo ha ricalcato né più né meno quelle, appunto, dei principali rotocalchi, che hanno immediatamente marchiato il giocatore serbo, in sequenza non ordinata, di faciloneria, superbia, furbizia, spacconeria, ma chi si crede di essere, le regole valgono per tutti, l’Australia è un paese serio.

Non serve qui tirare in ballo – ancora una volta – le arci note teorie di Le Bon (non quello dei Duran Duran!) sulla psicologia delle folle poiché è sufficiente dire, usando un buon aforisma, che “accetto senza problemi le chiacchiere di tutti e senza problemi le lascio perdere”. Proprio così ha fatto Djokovic.

Ai più infatti sfuggono alcuni particolari, non essendo del settore. Lo staff di un numero uno è composto da almeno 20 persone, divise tra coach, fisioterapisti, manager, familiari e cuochi. Si, anche cuochi. Perché Novak ha uno stile di vita molto diverso non solo dai suoi colleghi ma anche dalla stragrande maggioranza delle persone occidentali: vegano, pratica regolarmente meditazione e, primo in assoluto tra i tennisti, ha scritto un libro pubblicato in Italia nel 2016 (Il punto vincente) che “stranamente” non racconta le sue gesta eroiche in campo, pur avendone ben donde, bensì sull’importanza dell’alimentazione nell’eccellenza fisica. E che sia eccellente e che funzioni sembra essere fuori dubbio, visto e considerato che quest’anno compirà 35 anni e tiene distanziati con oltre duemila punti il 25 enne russo Medvedev numero due e con oltre quattromila il tedesco Zverev, numero tre; unico giocatore a detenere il titolo ATP di maggior numero di settimane da numero uno al mondo (353), ed unico, insieme al mitico Federer e a Rafa Nadal, a detenere ben 20 titoli dei tornei Slam (i 4 tornei più importanti al mondo). Insomma, il suo stile di vita sembra funzionare alla grande e per questo ci teneva ad andare a Melbourne, nella culonia Australia, non solo a difendere il titolo vinto l’anno precedente quanto, soprattutto, ad entrare definitivamente nella storia del tennis moderno qualora dovesse conquistare il 21.mo Slam; impresa oramai impossibile (sic!) per Federer ma ancora alla portata del 35 enne Rafa Nadal, attualmente numero sei al mondo ma distanziato di oltre seimila (!) punti dal serbo.

Tornando a noi, Djokovic è antipatico a molti e lo è diventato ancor di più da quando, in questa triste vicenda pandemica, si è apertamente schierato contro la vaccinazione, al punto da essere riappellato nel modo detto all’inizio. Non è sembrato vero pertanto ai Sivax di poter sbertucciare il campione bloccato alla frontiera perché voleva “barare” e che bene hanno fatto gli australiani a “tenerlo fuori” perché “le regole valgono per tutti”. Soprattutto per i progressisti del mondo, che plaudono all’ostracismo del famoso tennista ma sbraitano quando gli australiani chiudono le frontiere a tutti gli altri. Insomma, i soliti due pesi e due misure della sinistra.

Ad ogni modo, un professionista del calibro di “Nole” non si avventura a proprie spese fino in Australia con ad altre venti persone dello staff per restare bloccato alla frontiera come un micro criminale qualsiasi tipico della serie Tv “Australian Airport Security”. Anche per questo motivo il papà si è incazzato tantissimo scrivendo sui social post di fuoco sul ruolo di “salvatore del mondo” del figlio (ampiamente buggerato dai soliti meme).

Le cose però sono andate “un tantinello” diverse, al punto che in molti, incluso Francesco Amodeo, hanno parlato di vera propria “trappola” tesa a Djokovic e al suo staff, un po’ come quella tesa a Maradona ai mondiali USA del 1994.

La storia è questa: Djokovic ovviamente aveva tutte le garanzie del caso; la sua esenzione era stata sottoposta anche a verifica di enti indipendenti istituiti da Tennis Australia e dal governo dello stato di Victoria; stanno emergendo anche le comunicazioni al riguardo ed è solo di qualche ora fa la notizia che il tennista è stato ammesso ad entrare in Australia ma … un giudice di Canberra può cacciarlo quando vuole ;/

Orbene, la compagnia mineraria Rio Tinto ha scoperto riserve di jadarite (un silicato di litio e boro utilizzato principalmente nelle batterie delle auto e nei cellulari) nella regione di Loznica, una cittadina situata nella parte centro-occidentale della Serbia, a 130 chilometri da Belgrado, ed ha iniziato a comprare possedimenti ma senza iniziare l’estrazione del materiale. Per quest’ultima operazione era necessaria l’approvazione governativa, arrivata nella persona del primo ministro Aleksandar Vukic, che ha parlato di un investimento di 2,12 miliardi di euro da parte di Rio Tinto e di 600 milioni d’introiti annui per i prossimi 50 anni. In favore della Serbia.

Sono iniziate le proteste contro questo progetto altamente impattante, in senso negativo, per l’ambiente.

Il presidente Vucic ha accusato di disfattismo «questi cosiddetti ecologisti finanziati da governi stranieri», ricordando che l’investimento avrebbe portato migliaia di posti di lavoro e 600 milioni d’euro l’anno per il prossimo mezzo secolo. Ma quando alle proteste, oltre agli accademici, si è unito un idolo delle folle come Novak Djokovic scrivendo in un post che «aria, acqua e cibo puliti sono la chiave della nostra salute, senza di essi non ha senso parlare di salute» – a quel punto Vucic s’è arreso ed ha ritirato i piani minerari.

Qui trovate l’articolo del Corsera del 16/12/2021: https://www.corriere.it/esteri/21_dicembre_16/djokovic-batte-premier-vucic-bloccate-serbia-miniere-litio-rio-tinto-75d498d4-5eab-11ec-bd4c-ff71c0b97a67.shtml

Complottismo? Può darsi. Ma sta di fatto che da 24 mesi a questa parte i complottisti – purtroppo – le hanno azzeccate praticamente tutte.

Il tennista è un idolo delle masse nel suo paese, al punto che negli ambienti politici c’è chi afferma che potrebbe diventare un possibile futuro ministro se non addirittura presiedente della Serbia.

Viste le attuali proteste civili in tutta la Serbia che indicano la necessità di un approccio serio e concreto a importanti questioni ambientali, ho deciso di rivolgermi al pubblico, convinto della grande importanza di questi temi per tutti noi. Sono consapevole che ci sono altre richieste che vengono ascoltate durante la protesta, che hanno una connotazione politica. Voglio prendere le distanze da ‘posizione’ e ‘opposizione’, correnti politiche di qualsiasi tipo. Ho sempre cercato di essere apolitico. Mi dà fastidio che una persona non possa enfatizzare la sua posizione personale e la sua opinione sugli elementi fondamentali per la vita e la salute come Aria, Acqua e Cibo senza essere “segnata” come di sinistra, di destra, di opposizione, di democratica, di progressista o socialista”.

In buona sostanza, con il proprio fondamentale sostegno alla causa, Djokovic ha mandato all’aria un affare da 2,5 miliardi di dollari ad una multinazionale, la Rio Tinto

E indovinate di dov’è questa multinazionale? Avete indovinato: australiana di Melbourne.

Nessuna correlazione? Ai posteri l’ardua sentenza.

 

adrianopignataro@libero.it