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Impiegata di banca e campionessa di nuoto paralimpico: la storia di Arjola Trimi

Un sorriso contagioso, due occhi azzurri che trasmettono una luce particolare e una grande passione per lo sport. Arjola Trimi, 32 anni, sposata da un mese, è impiegata di banca ma anche una campionessa paralimpica di nuot:”Mi ritengo una persona fortunata in quanto sono realizzata a livello personale, lavorativo e sportivo, ma non mi accontento mai, punto sempre a qualcosa di più! In tanti vedendomi farebbero fatica a capire quando dico che sono fortunata, dato che sono in carrozzina ma è esattamente così”. 
Nata a Tirana, ma trasferitasi a Milano con la sua famiglia all’età di 2 anni e mezzo, Arjola è affetta da una malattia degenerativa che l’ha resa tetraplegica: “La mia vita ha subito una svolta all’età di 12 anni quando, dopo una banale caduta giocando a basket, mi viene diagnosticata una malattia ingraviscente che non lascia molto al fato: tetraparesi spastica degenerativa di natura verosimilmente ereditaria. Ovviamente allora non capivo esattamente di cosa si trattasse e i primi anni mi sono dovuta barcamenare tra ricoveri, anche molto lunghi e scuola”.
Si trova ad affrontare una sfida difficile ed è costretto a riporre nel cassetto, momentaneamente i suoi sogni: “In quel periodo la mia passione per lo sport, che fino ad allora praticavo quasi giornalmente, ho dovuto metterla da parte, dovevo crescere molto velocemente e capire come gestire la mia nuova vita. Un ruolo fondamentale lo ha ricoperto, ed è tuttora così, la mia famiglia standomi sempre vicina, aiutandomi ad essere il più possibile autosufficiente, a inseguire i miei sogni e le mie passioni”.
Così si riavvicina allo sport, inizialmente praticando l’idroterapia e il basket in carrozzina. Ma poi è scattato qualcosa in lei: “In acqua ho potuto fare il reset di quello che era il mio corpo e capire come era diventato. Durante una lezione di acquaticità un’istruttrice di nuoto mi ha fatto capire che non potevo più pensare di nuotare come prima, dovevo pensare di muovere al meglio la parte ancora sana del mio corpo”. 
Cambia, dunque, il suo approccio all’acqua. E da quel momento (siamo nel 2012) inizia la sua ascesa nel nuoto paralimpico. Le prime gare, con ottimi piazzamenti, il debutto a livello internazionale ai Mondiali di Montreal nel 2013, dove ottiene 2 medaglie d’argento e 2 di bronzo, la nazionale italiana: un successo dietro l’altro. Nel giro di sei anni vince praticamente tutto, fino alle medaglie d’oro conquistate ai recenti Mondiali di Londra, ottenendo anche il pass per le Paralimpiadi di Tokyo 2020.
Lo sport è una componente fondamentale della sua vita: “In molti mi chiedono perché proprio il nuoto, la risposta è per me molto semplice: quando entro in acqua il senso di libertà, la capacità di sentire il mio corpo, il senso di rinascita, l’autonomia e le soddisfazioni sono un qualcosa di inspiegabile alla quale non rinuncerei mai. Tante volte penso di essere nata nella specie sbagliata, avrei dovuto essere un pesce. Ecco perché nonostante tutto mi reputo fortunata, ho una famiglia stupenda che mi supporta. La mia famiglia è la mia squadra, i miei fans più sfegatati e i miei più grandi sostenitori”.
Un percorso non facile”, ci tiene a puntualizzare, “anche oggi non lo è, ma io continuo ad impegnarmi affinché sia quello che io voglio. Non possiamo decidere quello che ci capiterà ma possiamo sicuramente decidere come affrontare quello che il destino ci riserva e in questo io voglio essere fautrice del mio destino”.
Arjola Trimi, un vero esempio di forza, determinazione e passione. Un’atleta da Bello dello Sport.

mesposito_it@yahoo.it

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