Home / EDITORIALE  / Jomi Salerno vs. Oderzo ode alla pallamano

Jomi Salerno vs. Oderzo ode alla pallamano

Chi non ha avuto il piacere di vedere questa partita è invitato ad andare a gustare la replica. Jomi Salerno contro Oderzo è stata una sorta di ode alla pallamano. Una partita vivace, tatticamente interessante e giocata sul filo dell’equilibrio fino a circa cinque minuti dalla fine.
Poi l’Oderzo, guidata da una sublime Duran, ha avuto la meglio per 25 a 20.

Non solo Duran,

sia chiaro, nonostante sia stata stratosferica la neo mamma cubana. Lei però ha danzato salsa e bachata ogni qual volta aveva tra le mani la sfera. Mai un errore o una giocata banale. Mai egoista o protagonista con le sue compagne. Una vera leader. Lei in movimento e Barbara Meneghin il capitano in porta.

Partita studiata a tavolino dai due coach.

Copertura sulle sgroppate della Napoletano con Oyesvold, mani alte ad innalzare il muro quando Dalla Costa, Duran e Gomez cercavano il terzo tempo per concludere verso la porta. Difese arcigne ed attente tanto che i primi dieci minuti passano con un parziale di 3 pari.
Questa prima parte della gara segnala una parata alla Garella di Meneghin (per chi non è pratico del calcio significa una parata in spaccata e con i piedi, parata poco ortodossa nel gioco del calcio ma da antologia nella pallamano) e una magia della Duran che fa finta di tirare sul palo lungo per poi infilare l’incolpevole Ferrari sul primo palo.
I secondi 10 minuti vedono Oderzo in vantaggio per 8 a 5.
La poesia della pallamano continua nei 10′ finali con Dalla Costa che mura rilancia la seconda fase su Romeo che sigla la rete dell’8 pari.
Di Meneghin abbiamo detto. La Ferrari si mantiene in scia parando un 7 metri alla Duran e mantenendo il risultato sul 9 pari.
Scrivono dei piccoli sonetti sportivi sia la Di Pietro con il suo colpo più efficace (sottomano) sia la Manojlovic che in una fase calda del match non ha paura a prendersi la responsabilità di andare a siglare un sette metri (9 pari).
Gomez si ricorda di avere basi per poter ballare anche lei danze cubane. Cost to cost con le avversarie che tentano in ogni modo di spostarla. Ma la rete porta la Jomi in vantaggio per 12 a 11, risultato che viene difeso alla grande dalla giovane Di Giugno che para, sul suono della sirena, una conclusione del fenomeno Duran.

La ripresa,

dopo 10 minuti vede ancora le squadre in perfetta parità (16 pari). Da segnalare ancora una perla della Duran che dalla linea difensiva dei 9 metri lascia partire una parabola che sorprende la tattica della Jomi di giocare senza portiere.
Da questo momento in poi succede di tutto. Il portiere della Jomi Elisa Ferrari viene invitata a riposarsi per due minuti per un presunto fallo da lei commesso. Proteste.
Dalla Costa si fa parare un sette metri dalla Meneghin.
Segnali di resa?
Nei 10′ finali la svolta. La Gomez ha il pallone del 20 pari. Il palo nega. Ci pensa capitan Napoletano a rimettere le cose in equilibrio.
Ma uragano Duran (13 reti totali realizzate) dai 7 metri fa capire che per poter vincere la gara bisogna passare sul suo cadavere.
Ancora palo per la Kovacheva quando Salerno era a – 2. La partita sembra segnata. Duran e Meneghin non vogliono saper ragione.
Cavallaro invita le sue in panchina di restare composte perchè sono pronte a festeggiare. Manca poco è lo score segna 25 a 20 per Oderzo che saluta e sorpassa.
Le scaramucce di inizio stagione sono iniziate. Ora preparatevi alla guerra, perchè il leone è ferito ma non è morto.

 

 

Jomi Salerno – Mechanic System Oderzo 20 – 25 (primo tempo: 12 – 11)

Jomi Salerno: Ferrari, Dalla Costa 7, Motta, Rossomando, Gomez 4, Romeo 2, Di Giugno, Stettler, Manojilovic 3, Napoletano 2, Lauretti Matos 2, Casale, Canessa, Kovacheva. Allenatore: Laura Avram

Mechanic System Oderzo: Gherlenda, Brunetti, Oyesvold 4, Di Pietro 2, Colloredo 1, Meneghin, Costa 2, Dipalma, Pugliara 3, Duran 13, Paraschiv, Traini. Allenatore: Alessandro Cavallaro

Arbitri: Carrino – Pellegrino

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).