“La pallavolo dietro le quinte”: intervista ad Irene Pierro (parte 2)
Seconda ed ultima puntata dell’intervista rilasciata da Irene Pierro, pallavolista salernitana del CS Pastena, alla nostra redazione. Di seguito le sue risposte alle nostre domande.
Quanto ritieni sia valorizzato il movimento sportivo locale?
“Davvero molto poco. A parte qualche torneo estivo organizzato dai lidi o da singole persone e i corsi annuali delle singole società sportive, non ho mai notato qualcosa di più “spontaneo”, originale. Intendo dire che sarebbe bello, ad esempio, passeggiare la domenica mattina sul lungomare e imbattersi in qualche manifestazione sportiva, magari dimostrativa, che coinvolga anche e soprattutto i bambini, sempre più disinteressati allo sport e all’attività fisica in generale”.
Trovi che le strutture sportive locali siano adeguate a praticare il tuo sport?
“In generale direi di no, soprattutto la palestra in cui vado ad allenarmi. Sicuramente ci sono strutture migliori, con una buona illuminazione, un buona pavimentazione e spalti per permettere al pubblico di godersi la partita senza portarsi una sedia da casa (mio padre ne è un esempio e ride, ndr), ma ce ne sono anche di peggiori. Poi ci sono strutture private ben organizzate, come ad esempio il Terzo Tempo Village (non so se posso fare il nome). Per cui non posso fare di tutta l’erba un fascio, ma ricordiamoci che a Salerno non esiste un palazzetto dello sport”.
Quali sono la giocatrice e il giocatore che rappresentano per te un punto di riferimento a livello locale e nazionale?
“A livello locale, sono molto orgogliosa del mio amico Simone Starace (da me chiamato ‘Simostar’ ed a cui mando un grande bacio!), che da giovanissimo ha lasciato casa per inseguire il suo sogno. L’ho conosciuto come un ragazzino timido e molto educato, ora gioca in serie B mostrando a tutti la sua determinazione e forza di volontà, caratteristiche che l’hanno sempre contraddistinto. Gli auguro di raggiungere ogni suo obiettivo. Come ragazza ammiro molto Candida Viscido (un saluto anche a lei!), una ragazza dal cuore d’oro, innamorata della pallavolo. Sono contenta della strada che ha imboccato e sono sicura che durante il tragitto avrà ancora molte soddisfazioni. Stimo molto anche la palleggiatrice Eleonora Carbone: l’anno scorso abbiamo giocato insieme e mi ha trasmesso tantissima grinta che porterò sempre con me. A livello nazionale, Luigi Mastrangelo e Francesca Piccinini sono sempre stati i miei punti di riferimento, sin da bambina. Oggi mi piace prendere spunto, qualcosa di buono, da Cristina Chirichella e Simone Giannelli”.
Qual è stata finora l’emozione più bella che hai vissuto da quando giochi a pallavolo?
“L’emozione più grande l’ho vissuta sicuramente quando siamo state promosse in serie C, nel 2015. Non ho mai provato nulla del genere, qualcosa che non si può spiegare. Non era gioia, non era soddisfazione, non era euforia: era una sensazione molto più grande, alla quale non so dare un nome. Poi mi ricordo un momento vissuto lo scorso anno. Stavamo giocando la “partita della vita”: ci servivano per forza tre punti per non retrocedere. Purtroppo, al terzo set era già deciso che non ce l’avremmo fatta (2-1 per gli avversari). Ricordo che al quarto set entrai in campo col groppone in gola, ma fuori c’erano le nostre piccole linci (così veniamo chiamate noi atlete del CS Pastena) che ancora tifavano con lo stesso entusiasmo, come se si potesse ancora cambiare il verdetto. Mi hanno dato la scossa necessaria per riprendermi e continuare a dare il massimo. Alla fine, anche se non bastò, vincemmo 3-2. Quella vittoria la dedico a loro”.
Con che numero di maglia giochi? C’è un significato particolare?
“Quest’anno gioco con il numero 3 e ci sono tre motivi per cui l’ho scelto. Il 3 è la data di nascita di Alessandro, il mio ragazzo, ed è anche il giorno in cui ci siamo messi insieme. Non so cosa ci riserverà il futuro, ma resterà sempre la persona che mi è stata vicina nei momenti più bui e più belli della mia vita. Il 3 è il mese di nascita (marzo) di Chicca, un’amica che ha lasciato questa terra troppo presto. Lei ha cambiato il mio modo di vedere e percepire le cose, e non ci sarà sconfitta che tenga davanti l’entusiasmo e la perseveranza, in campo così nella vita. Infine, il 3 mi lega al mio dolce papà. Essendo appassionato di astronomia, sono cresciuta guardando il cielo insieme a lui, attraverso un vecchissimo telescopio che abbiamo a casa. In questo campo, il pianeta Giove è connesso al numero 3. Sono ricordi che custodisco preziosamente”.
Un tuo pensiero sulla nazionale che sta affrontando i mondiali?
“Ho ascoltato opinioni non positive sulla squadra che ci rappresenterà ai Mondiali. Invece credo che sia un gruppo molto forte, tutti gli elementi sono validi e credo che ne vedremo delle belle. Non voglio azzardare a dire che saremo noi i campioni, perché avremo a che fare con nazionali altrettanto valevoli, come il Brasile, gli Stati Uniti e la Serbia. Sarà sicuramente una battaglia ricca di emozioni, dalla quale mi auguro ne usciremo vincitori”.
Che consiglio daresti alla FIPAV per migliorare il vostro movimento?
“L’unico consiglio che mi sento di dare alla federazione è quello di trovare un modo per garantire la presenza di un fisioterapista, di un mental coach e di un preparatore atletico, figure spesso assenti nelle società minori”.
Le foto sono state pubblicate con l’autorizzazione dell’intervistata.