La storia di nonno Ciccio, dai campi di guerra ai campi di calcio (2a parte)
Continua l’intervista a Francesco Malgieri, detto Nonno Ciccio, che segue il Foggia in giro per l’Italia.
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“Partimmo per Salerno e ricordo la zona di Fratte e le strade che portavano a Via Roma, al vecchio Porto di Salerno e la strada che portava a Vietri e Cava. Mi ricordo il lungomare e il cinema Augusteo dove passavano le truppe. Ricordo quando giù al porto ci caricarono sui bastimenti e per fortuna che gli inglesi, che bombardavano la vicina Napoli, non ci affondarono. Dopo quattro/cinque giorni di navigazione ci portarono a Bengasi, in Libia, mentre a Tobruk, sempre in Libia ebbi il primo battesimo del fuoco. Poi fui catturato ad El Alamein dai neozelandesi alleati con gli inglesi, da lì poi andai a finire nell’isola di Ceylon, oggi si chiama Sri Lanka, nell’Oceano Indiano. Un giorno, durante la prigionia, il colonnello inglese chiese ai prigionieri chi voleva collaborare in cambio di un trattamento migliore. Io fui uno dei primi ad accettare, qualcuno dei commilitoni si sentì tradito, ma io volevo salvare la pelle e tornare a casa. Molto di noi comunque collaborano, circa il 70%. Ci chiesero che mestiere facevamo. Io dissi che facevo il contadino e sapevo gestire bene le vacche, le pecore, le mucche. Per poter rientrare in Europa, sui bastimenti passammo dall’Africa del Sud per evitare il Mediterraneo all’epoca molto trafficato. Poi arrivammo in Scozia, lavorai in una fattoria dove mi hanno trattato benissimo. Nell’agosto del 1945, a fine guerra, quando ci hanno fatto rimpatriare, un colonnello americano si sposò con la figlia del padrone della fattoria. Io lavoravo bene lì, conoscevo bene il mestiere. Pulivo i cavalli, mi occupavo delle pecore e delle vacche. Quando avevano bisogno dell’agnello, lo ammazzavo e lo pulivo. Tutte cose che loro non sapevano fare. E mi feci anche tanti amici, che lasciai, commosso, alla fine del conflitto, nel 1945″.
Nel mese di settembre del 1945 torna finalmente al suo paese, dopo un viaggio durato diversi mesi. Nel 1950 viene chiamato a fare il servizio militare, perchè non risultava da nessun documento che aveva già fatto il soldato in guerra. Per cui è costretto a svolgere il servizio a Verona per altri 15 mesi e in cui conosce i più alti generali dell’esercito italiano e americano della vicina base Nato.
Ancora oggi si occupa di animali e lavora la terra. “Oggi mi occupo ancora di queste cose, ho una ventina di pecore e una decina di capre. Sono animali selezionati, cose di qualità. Ho degli esemplari bellissimi. Ogni tanto qualcuno viene a comprare i maschi per fare la riproduzione. Ho un bel gruppo di cani maremmani, circa una quindicina. Però quest’anno qualcuno è morto per il gran caldo, perchè loro sono abituati a temperature più fredde”.
Torniamo a parlare di calcio, un’ultima battuta sul suo Foggia. “Adesso il Foggia sta lottando per il primato, ma per vincere il campionato ci vogliono le risorse finanziarie, ci vogliono giocatori forti, e ora il Foggia è senza un attaccante bravo”.
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