LE LEONESSE BRESCIA E LE LORO FANTASTICHE SUPPORTERS ALLA CONQUISTA DI… UN SORRISO
Non solo calcio. Ed allora ti capita di decidere di andare a vedere la partita della Jomi. La pallamano a Salerno ha una grossa tradizione che, personalmente, vivo dai tempi di Adele De Santis, Vesna Benkovic, Maria Fusco solo per citarne qualcuna. Ai tempi seguivo le partite per “Cronache del Mezzogiorno”, ma erano ancora lontani i tempi dello scudetto che, però, stava pian piano maturando.
Con loro ho imparato ad apprezzare questo sport quando sulle tribune eravamo in pochi a seguire le gesta dell’Handball Salerno.
Ieri quell’emozione si è ripetuta perché appena entrato nel palazzetto noto due ragazze posizionate in alto che sembrano due ultras scatenate. Incontro un vecchio amico che segue con assiduità le gesta della Jomi ed è anche un nostro lettore. Mi spiega che quelle due ragazze sono di Brescia ed hanno seguito la loro squadra fino dalle nostre parti.
Allora cosa fare? Intanto gli chiediamo di poterle fotografare. “Ma certo, mi rispondono in coro”. Partono alcuni scatti. Poi ci penso su! Questi scatti devono avere una storia e, tra primo e secondo tempo, gli cominciamo a dare vita. Le due amiche sono Serena Laciuki e Carla Antonelli.
Ci raccontano che oltre ad essere tifose sono: “autiste, massaggiatrici, praticamente instancabili”.
Ma come? questo è il simbolo migliore che lo sport possa esprimere ed allora scatta la domanda: come vivete questa passione e come è nata?
“È una grande e bella passione e come tale la viviamo a mille. Col cuore sempre pieno di gioia nel seguire le nostre giocatrici ma, prima di tutto, amiche. La passione è
nata 15 anni fa o poco più, prima giocando e poi, chi per infortuni e chi per l’età, abbiamo dovuto mollare il rettangolo di gioco, ma non la maglia, le amiche i loro sogni che, ovviamente, sono anche i nostri”.
Si parla di sorriso. Gli dico se non si sorride non avrebbe senso farsi tanti chilometri e loro: “Sicuramente, il sorriso è la nostra arma si vinca o si perda la partita”.
La pallamano è uno sport di contatto ma le tifoserie sono sempre molto corrette, come mai questo non succede nel calcio?
“Il calcio…”
I punti sospensivi hanno un significato enorme e lasciano aperta la strada a tante parole, le loro sono: “Da ex giocatrice di calcio non ho mai ben capito perché purtroppo in Italia si dia troppo spazio al calcio, solo a quello maschile per l’esattezza. Non riesco a capire i motivi che possano spiegare le motivazioni di un tifoso di calcio ad arrivare a fare gesti, a volte brutali. Sono però certa che proprio per questi pessimi esempi bisognerebbe, forse, togliere quel troppo spazio che loro hanno e regalarne un po’ a quei piccoli sport come il nostro che ci mette la passione pura e vera”.
Si ritorna sul discordo del sorriso. Aristotele, nella “Poetica”, ammette il riso solo se opportunamente dosato, poiché se viene esercitato con eccessiva frequenza e reiterata abitudine risulta degradante per l’uomo. Noi ci dissociamo, ma vediamo cosa pensano le nostre due tifose: “Sappiamo per certo che le nostre Leonesse senza di noi avrebbero solo un arma e una spinta in meno. Questo è un gruppo che fa della risata e dell’unione un’arma vincente. Vincere è bello. Ma è nelle sconfitte che noi tifosi siamo più vicini a loro. Strappare un sorriso dopo una sconfitta è il modo più giusto per ripartire!“.
Lezione di vita… da ultras!