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A LEZIONE DA VITO LAUDANI GALVAGNO: L’ISTRUTTORE DEVE INSEGNARE E NON ALLENARE

Ecco la seconda puntata delle lezioni di Vito Laudani Galvagno. Questa settimana cominciamo ad entrare nel vivo dei concetti basilari che dovrebbero essere punti fermi per un istruttore, non solo di calcio. Questa lezione ha per titolo: “L’istruttore deve insegnare e non allenare”. Buona lettura.

Ciò che deve apprendere un bambino, nella sua fase evolutiva tra i 5 e 11 anni, non è il gesto tecnico fine a se stesso, ma l’atto motorio
finalizzato al gesto, dunque da l’atto motorio, finalizzato a compiere in modo proficuo e coordinato il gesto tecnico è la sequenza più adeguata,
rispettando così cronologicamente i tempi dettati non da una sequenza preconfezionata, ma dai tempi dettati dalla natura stessa, senza mettere
e metterci fretta e senza pretendere dai bambini ciò che loro non possono ancora dare.
Secondo il mio modesto parere, iniziare la specializzazione di uno sport in modo precoce non è consigliabile, perchè uno dei rischi che
si corre è di abbassare le motivazioni e la fiducia in se stessi nei bambini meno dotati, con la conseguenza che il più delle volte
abbandonano lo sport, con possibili danni a livello psico-motorio.
Oltre a una metodologia specifica per età, si deve avere una filosofia di pensiero che porti e aiuti l’istruttore a sbagliare il meno possibile.
E questa filosofia può essere racchiusa in 14 punti essenziali, per me imprescindibili per guidare gli istruttori a un più corretto percorso,
che porti a lavorare solo in funzione dei bambini:

1 – prima dell’istruttore c’è l’educatore

2 – prima del calciatore c’è il bambino

3 – il centro del nostro lavoro deve essere solo il bene del bambino

4 – è necessario capire ed assimilare la realtà complessa che ruota attorno ad ogni bambino, famiglia, scuola, motivazione, fattori
umani

5 – è importante relazionarsi con i genitori e comprendere che loro sono una grande risorsa e non un problema

6 – si deve essere chiari con i genitori e fargli capire che collaborare con loro non le da il diritto di dare giudizi o entrare in situazioni
che non le competono, loro devono solo fare i genitori

7 – i bambini non devono subire l’allenamento ma devono esserne partecipi essere soggetti attivi

8 – mai reprimere la fantasia e la creatività di un bambino

9 – la partita deve essere vista e vissuta dall’istruttore come la conclusione del microciclo settimanale senza dare nessuna importanza al risultato

10 – l’istruttore deve preparare le sessioni di allenamento basandosi su 2 questioni basilari: cosa fa e perchè lo fa

11- primo obiettivo far divertire

12 – non dilungarsi in spiegazioni inutili con i bambini, dai 5 ai 11 anni la parte analitica è inutile, si rischia solo di perdere tempo e di
annoiarli

13 – conoscere bene i bambini può essere la chiave per trovare le giuste motivazioni

14 – lavorare in forma individualizzata per passare in modo graduale negli anni a livello collettivo

VITO LAUDANI GALVAGNO: “NELLA MIA METODOLOGIA HO SEMPRE DATO PRIORITA’ ALL’EDUCAZIONE E ALLA LIBERTA’ DEI BAMBINI”

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).