Londra 2012 alla BBC, la passione per Bolt, quel maledetto Roma – Milan e tanto altro ancora: intervista a Marco Colombo (parte 2)
Seconda ed ultima parte dell’intervista rilasciataci dal Professional Media Marco Colombo per la rubrica “Sport, ma non solo”.
Quali emozioni hai provato nel commentare le Olimpiadi del 2012 in prima persona a Londra?
“Si è trattato di un fenomeno incredibile in quanto vi è stata una copertura capillare dell’intera metropoli: basti pensare all’equitazione praticata a Greenwich o al beach volley giocato a Buckingham Palace. Nei primi giorni mi sono cimentato nel racconto delle gesta degli atleti italiani, capaci di portare in alto i nostri colori attraverso performances di grande rilievo. E’ stato emozionante vivere quella partenza fiammante, così come visitare tutto il villaggio olimpico e conoscere molti atleti”.
Qual è il tuo sportivo preferito?
“Usain Bolt. Perché è nero come mia moglie (risata, ndr). Scherzi a parte, abbiamo seguito i suoi successi presso lo spazio giamaicano presso il ‘Millenium Dome’, nelle Docklands londinesi. E’ uno dei massimi esempi di come lo sport rappresenti un collante ed è stato, inoltre, bravo a fare di sé un brand mondiale, mediante le molteplici campagne in cui è coinvolto. Poi è di una personalità e di una simpatia disarmante, buca lo schermo!”
Per quale squadra di calcio fai il tifo?
“Non faccio più il tifo per nessuna squadra dal famigerato Milan – Roma del 1989 quando il povero Antonio De Falchi, tifoso romanista 19enne, venne brutalmente assassinato prima della partita da un gruppo di teppisti. Da quel momento in poi non ho più seguito il calcio con lo stesso trasporto di prima. Seguo con simpatia solo le vicende della Roma e sono particolarmente legato a Francesco Totti per ciò che egli ha rappresentato in questi anni, una bandiera intramontabile alla stregue di come lo è stato Paolo Maldini per il Milan, ad esempio”.
Londra, città nella quale vivi stabilmente da anni, pullula di impianti sportivi di primo ordine, mentre in Italia la situazione è diametralmente opposta: quanto ti fa male vedere lo stato in cui sono ridotti, ad esempio, gli stadi italiani?
“Mi è capitato di scrivere un articolo nel quale elogiai lo Stamford Bridge, stadio che ospita le partite interne del Chelsea. Credo che solo la Juve in Italia abbia seriamente intrapreso la strada verso l’emulazione del modello di calcio inglese, visto come ‘entertainment’ a tutto tondo. Mi spiace che San Siro sia rimasto identico, ad esempio, alle fattezze che lo contraddistinguevano ad Italia ’90, rinnovandosi poco o niente. In Inghilterra, patria del calcio, ci si è impegnati particolarmente per riportare il tempio di Wembley ai fasti di un tempo. La mia casa ha la vista proprio sul celebre stadio e ti dico che è davvero qualcosa di spettacolare. Recentemente sono stato all’Emirates Stadium, casa dell’Arsenal, e sono rimasto favorevolmente impressionato anche da quella struttura”.
Ritieni che, in generale, nel Regno Unito ci sia più cultura dello sport rispetto all’Italia?
“In determinati sport, gli investimenti sono senza dubbio più ingenti. Basti pensare anche a Twickenham, tempio del rugby, o ai progetti inerenti il cricket, altro sport assai praticato. Poi ci sono discipline dove i britannici sono un po’ in affanno come la pallacanestro, la pallanuoto e la pallavolo, ad esempio. I governi laburisti hanno avuto grande attenzione nei riguardi dello sviluppo dello sport. Nel calcio, gli italiani hanno rivelato di avere una certa familiarità con la Premier League: dopo i successi riscossi dai vari Vialli, Zola, Di Canio e Di Matteo, Ranieri e Conte hanno dimostrato ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, la grande preparazione degli allenatori italiani”.
Eri favorevole alla candidatura di Roma per ospitare le Olimpiadi nel 2024?
“Ho conosciuto Malagò, attuale presidente del CONI, ai tempi di Londra 2012, quando rivestiva un ruolo dirigenziale presso la federazione del nuoto. Personalmente ritengo che le Olimpiadi avrebbero rappresentato una grossa occasione per una città che vive di eventi e turismo. Non capisco come mai la Raggi non abbia voluto cogliere al balzo questa chances, anche alla luce dell’intenzione della tendenza a voler riportare le Olimpiadi nelle grandi città che le hanno ospitate nel passato: basti pensare a Parigi e Los Angeles, pronte ad essere nuovamente sedi dell’importante manifestazione”.
Che giudizio dai all’impegno del ministro allo sport Lotti?
“E’ un amico, innanzitutto. Sta dando il meglio di sé, districandosi in numerose iniziative, pur essendo ministro ‘senza portafoglio’. Le risorse a sua disposizione sono davvero esigue. Personalmente ritengo che il lavoro da lui finora condotto sia positivo: ne è una riprova anche la recente possibilità che Roma si è ritagliata di ospitare la Ryder Cup, importante manifestazione di golf di carattere internazionale”.
Cosa ci dici, infine, del rapporto con Andrea Pirlo?
“Personalmente non l’ho mai conosciuto. Mio fratello è amico del cugino ed ha avuto modo di conoscerlo di persona. Personalmente avrei avuto piacere se avessi allacciato con lui una partnership concernente la sua attività extra-calcistica commerciale nella produzione di vino, di cui ha parlato anche ‘The Guardian’. Avrebbe potuto essere uno dei volti illustri della promozione di ‘Made in Italy App’, di cui sono stato CEO e Founder prima di cederla al fondo che ha deciso di investire nella mia creatura”.