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Long & Owens: la storia di un salto Olimpico

Long disse a Owens: “Parti più indietro” (rischiò una clamorosa eliminazione a causa dei primi due salti nulli – ndr). L’americano seguì il consiglio e fu qualificazione, raggiungendo l’accesso all’agognata finale, programmata per il pomeriggio.
Dopo aver preso il pass anche per la finale dei 200m, nella serata del 4 agosto Owens tornò sulla pedana del salto in lungo. Ad attenderlo c’era proprio Luz Long, il quale, in fase eliminatoria, aveva stabilito il nuovo Record Olimpico con 7,73m.
Così cominciò l’amicizia tra il tedesco, Luz Long, e l’americano di colore Owens.
Sulle tribune la Germania nazista non si aspettava una gara così intensa e dura. La superiorità della razza ariana era il loro cavallo di battaglia. Ma intanto, sulla pista, i due iniziarono una lotta senza esclusione di colpi, con Long che andò a migliorare la sua gran prestazione della mattina, saltando 7,87m. Owens, che aveva, grazie al suo avversario, trovato il modo da far fruttare la sua progressione, non rimase a guardare. 7,94m per poi impreziosire il tutto col primo salto, mai visto alle Olimpiadi, oltre gli 8 metri (8,06m – ndr).
I due, e in quel contesto storico, abbatterono i tabù razziali e trasformarono la loro rivalità in un esempio nobile di sport e di rispetto. Siamo alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Le Olimpiadi che sono passate alla storia, soprattutto, per le vittorie di Jesse Owens e per il gran rifiuto di Hitler di stringere la mano a qualsiasi atleta che non fosse tedesco.

Il giorno prima, il 3 agosto del 1936, Jesse Owens vinse la medaglia d’oro nei 100 metri.  Aveva 23 anni. Owens, in quella Olimpiade, vinse altre tre medaglie d’oro, ma soprattutto vinse l’amicizia col rivale “sportivo” tedesco Luz Long.

Il legame fra l’atleta tedesco Luz Long e l’avversario afroamericano Jesse Owens trova conferma in una lettera, ultima di una fitta corrispondenza, spedita dal fronte di guerra:

“Dopo la guerra, va’ in Germania, ritrova mio figlio e parlagli di suo padre. Parlagli dell’epoca in cui la guerra non ci separava e digli che le cose possono essere diverse fra gli uomini su questa terra. Tuo fratello, Luz”.

La Profezia

Luz trovò la morte in Sicilia, ferito gravemente a Gela il 10 luglio 1943: morirà dopo quattro giorni di agonia in un ospedale da campo nei pressi di San Pietro.

Owens, da parte sua, non mancò di esaudire il desiderio del rivale. Incontrò il figlio di Luz, partecipò alle sue nozze, gli raccontò dei trionfi di suo padre e che quella medaglia d’oro persa per un soffio a Berlino gli era mancata per “colpa di un consiglio”.

Fonte foto Internet

alfonso.pierro@libero.it

“A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” 
(Nelson Mandela).