L’oro di Scampia e il suo sogno. La storia di Pino Maddaloni
“Spero di essere utile e che i giovani mi sfruttino perchè sono uno scugnizzo partito dalla periferia che ha realizzato qualcosa di più grande di un sogno con poco, anzi con pochissimo ho fatto tanto”. E’ Pino Maddaloni, ex judoka, oro Olimpico a Sydney nel 2000 e una carriera che si è divisa tra lo sport e i giovani: “Mi piace quella frase nessun alibi combatti. Molti giovani inventano piccolo scuse o si creano degli alibi quando invece volere è potere. Io, ad esempio, prendevo tre pullman per andarmi ad allenare facendo sacrifici. Avevo un tecnico giovane con poca gente che praticava questo sport. Se oggi si parla poco di Judo immaginate 40 anni fa. All’ora i giapponesi, i francesi, i russi erano gli atleti da battere. Io ho vinto un’Olimpiade superando tante difficoltà facendo tanti sacrifici”.
Questa disciplina ti insegna tanto, soprattutto, capire la debolezza degli avversari. Ma questa società in cosa è debole?
“Sono riuscito a fare tanto anche fuori dal tatami. Oggi non ci sono più i genitori di una volta. Si danno le colpe ai giovani, ma secondo me la colpa è dei genitori. Altra debolezza è la scusa della crisi. Secondo me si vive meglio rispetto a trent’anni fa. Bisogna valorizzare più quello che abbiamo, non solo il mare e i monumenti, ma anche i nostri scugnizzi, dedicare del tempo a loro. Regalare del tempo ai bambini è la cosa più bella che si possa regalare ad un bambino”.