Luca Marelli: “L’arbitraggio è una scuola di vita”
“Iniziare ad arbitrare è un consiglio che voglio dare a qualsiasi ragazzo giovane a cui interessa questo tipo di attività, a me ha consentito di maturare molto perché rapportarsi con quaranta persone sconosciute durante una riunione stimola tanto una crescita caratteriale. Per diventare un bravo arbitro bisogna allenarsi, studiare e informarsi perché il regolamento lo conoscono in pochi ed è fondamentale, quando si scende in campo, per saper gestire i singoli episodi e la gara nel suo complesso. Le partite andate male ci sono per tutti ma superare la delusione non è facile perché ci vuole grande lucidità nel capire i propri errori”.
Con queste parole rilasciate, l’ex arbitro di calcio Luca Marelli, della sezione di Como, ha iniziato il suo racconto e la sua esperienza di arbitro di calcio.
L’ex arbitro lombardo si è tolto importanti soddisfazioni durante la sua carriera avendo diretto una settantina di gare tra serie A e serie B, pur consapevole che non è stato sempre tutto in discesa: “Da giovane ero timidissimo e ho combattuto questo mio limite grazie all’arbitraggio, ho avuto tantissime gare storte, ma ho sempre imparato tanto dai miei errori. La preparazione atletica era un mio limite, ma non essendo sovrappeso dovevo solo essere meno pigro e allenarmi meglio e con il tempo sono cresciuto molto da questo punto di vista”. E proprio riguardo a questi ultimi particolari che Marelli vuole focalizzarsi: “il bravo arbitro deve avere grande consapevolezza dei propri mezzi e grande capacità di comprensione dei propri errori. Saper arbitrare è una dote, ma bisogna coltivarla con il tempo, con la passione e gli allenamenti. Nella gara più tranquilla che possa capitare ci sono almeno cinquanta episodi che richiedono attenzione aggiuntiva dell’arbitro, l’arbitro di talento lo si riconosce in queste occasioni perché sono impreviste e vanno gestite con la massima attenzione”.
Possiamo dire che la tecnologia è una evoluzione naturale nello sport e nel calcio?
“Assolutamente si perché viviamo in un periodo dove la tecnologia è dappertutto. Voglio precisare che in Italia il calcio è la quarta industria è ciò implica che necessita, al pari di qualsiasi grande azienda, di un supporto tecnologico per ritenersi all’avanguardia. Quando arbitravo io non esisteva la tecnologia nel calcio e, ammetto, che mi sarebbe piaciuto tanto poterne usufruire perché in una partita lunga e complessa l’episodio sospetto è dietro l’angolo e qualcosa può sempre sfuggire. Essendo umani qualcosa può sempre non essere vista e perciò avere supporti come il Video Assistant Referee o la Goal Line Technology sarà sempre più di vitale importanza per gli arbitri. Negli anni futuri l’uso della tecnologia verrà implementata e non di poco cercando anche una versione definitiva entro qualche anno del protocollo che a mio avviso necessita ancora di qualche modifica. È sotto gli occhi di tutti che il VAR quest’anno agisca in maniera differente rispetto all’anno scorso, ma è normale questo comportamento perché si tratta di una sua evoluzione. Tanti Paesi in futuro si adegueranno, portando la tecnologia nel calcio di tantissimi tifosi nel mondo”.
La nostra nazione è pronta a far parlare gli arbitri con la stampa?
“No, perché la stampa tenderebbe a giudicare gli arbitri solo per gli errori. Sarebbe davvero un grande passo in avanti, ma non siamo ancora pronti. Quando un direttore di gara fa una ottima prestazione non si ha nulla di cui parlare, quando invece sbaglia sono tutti pronti ad analizzare l’episodio sospetto guardando e riguardando l’errore e non la tecnica. Sono scettico nell’immaginare un dialogo alla pari tra un arbitro e un giornalista”.
E ad accettare e rispettare la figura dell’arbitro?
“La prestazione positiva di un arbitro dalla critica non viene accolta come dovuto, si pensa sempre che un direttore di gara reduce da un’ottima partita ha semplicemente fatto il proprio lavoro. Attrae di più il pubblico sentir parlare di “episodio sospetto” e quindi analizzare l’azione in televisione che far vedere i gol del proprio campione preferito”.
FOTO: profilo ufficiale Facebook Luca Marelli