MATTEO CAVICCHIA:”VI SVELO I SEGRETI DEL PROCURATORE SPORTIVO”
Il procuratore sportivo è una figura professionale che si colloca a metà tra manager e legale di un atleta professionista, per il quale cura la stipula dei contratti con le società sportive e lo supporta in tutti gli aspetti relativi alle prestazioni sportive e alla cura dell’immagine. Lo sa perfettamente anche Matteo Cavicchia, giovane procuratore sportivo ma alle spalle già esperienze in Brasile e in Grecia, intervistato dalla redazione de Il Bello dello Sport. Laureato in Economia e Commercio e conoscitore di ben quattro lingue straniere (portoghese, inglese, spagnolo e francese), Cavicchia svolge quest’attività da circa due anni. “Da circa un anno ho deciso di lavorare esclusivamente con società italiane. I miei inizi sono stati con agenti internazionali, soprattutto nel mercato brasiliano e greco. In questo sono avvantaggiato dal fatto di conoscere alcune lingue straniere, grazie a precedenti esperienze all’estero”.
Come si diventa procuratore sportivo ? “A partire dal 1 aprile 2015 la Fifa ha ha deciso di abolire la figura dell’agente Fifa e la Figc ha recepito la nuova normativa, secondo il principio della gerarchia tra le fonti, con l’art. 4 4.1 del “Regolamento per i servizi di procuratore sportivo FIGC”. Tuttavia la Figc, al pari delle altre grandi consorelle europee, ha mantenuto comunque un sistema di registrazione dei procuratori sportivi, istituendo un registro (il “Registro FIGC”) nel quale vengono iscritti, a domanda, coloro che intendano svolgere, anche occasionalmente, l’attività di procuratore sportivo (secondo quanto riportato dal commentario al regolamento). Questo vuol dire che oggi chiunque può intraprendere questa attività e che i vecchi agenti Fifa hanno perso il proprio status precedente. Personalmente non ho un’opinione specifica riguardo a questa nuova norma. Le norme non si discutono, ma vanno rispettate. Ovviamente non basta iscriversi al registro per essere sicuri di lavorare. Questa professione è molto complicata e selettiva e se non si hanno le giuste qualità lavorative e morali, comunque si viene estromessi dal mercato”.
Come organizzi la tua attività ? “Organizzare questa attività partendo da zero è molto complicato. Salvo che non si abbiano già dei contatti nel mondo del calcio, si fa molta fatica per affermarsi. Innanzitutto bisogna conoscere le varie normative e riuscire a costruirsi una buona agenda di contatti con le varie squadre. E’ una professione molto settoriale e chiusa, quindi ci si deve preparare alla possibilità di non vedere immediatamente riscontri a livello di guadagno. Organizzo la mia attività soprattutto attraverso il rapporto umano diretto, utilizzando allo stesso tempo tutti gli strumenti informatici che la tecnologia ci mette a disposizione. Da pochi giorni è on line il mio sito professionale www.matteocavicchia.com che ha lo scopo di facilitare il lavoro dei vari direttori sportivi nella ricerca di calciatori per formare le squadre. Il sito è ancora in fase di sviluppo ma presto sarà adeguato e funzionale a questa attività“.
Come è cambiato il ruolo del procuratore sportivo rispetto al passato ? “Come tutti i sistemi economici reali anche il mercato dei calciatori è caratterizzato dall’imperfezione. Uno dei fattori di disequilibrio è costituito dal gap informativo che sorge tra le società calcistiche e i calciatori. La figura dell’intermediario svolge la funzione di andare a sanare, almeno in parte, tale problematica. Grazie a conoscenze specifiche dei calciatori che si vanno a proporre ai vari club, consentendo a questi ultimi di poter investire le proprie risorse di uomini e capitali in altri settori. Rispetto al passato dico che poco è cambiato, il mercato resta con forti barriere all’ingresso e che per emergere serve competenza e fortuna come del resto in ogni ambito della vita“.
Quali difficoltà incontri nel tenere le relazioni con i tuoi assistiti e le società di appartenenza ? “Le relazioni che si instaurano da una parte con le società e dall’altra con i calciatori sono normali relazioni lavorative. Chiaramente ci sono società o calciatori con cui dal rapporto lavorativo si passa a un rapporto di amicizia ma non sempre è così. Le difficoltà che si trovano sono quelle che si incontrano in ogni sistema sociale “chiuso”: è necessario riuscire a coniugare le diverse esigenze e cercare di trovare un punto di incontro. In poche parole è questo che l’intermediario fa o dovrebbe fare”.
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