MAX ESPOSITO (EX NAPOLI):”AVER GIOCATO CON BAGGIO, GUARDIOLA E PIRLO E’ UN MOTIVO DI ORGOGLIO”
Fino a due anni fa è stato allenatore della nazionale italiana di Beach Soccer. Dopo un’ottima carriera nel calcio vero “dove giocava gente del calibro di Roberto, Baggio, Zola, Baresi, Maldini, Van Basten, Gullit”, dove ha collezionato 172 presenze e 16 reti in Serie A e 121 presenze e 12 reti in Serie B, tra Napoli, Lazio, Reggiana, Chievo (solo per citarne alcune), attualmente è allenatore del settore giovanile della Sacra Famiglia, una società alle porte di Padova.
Stiamo parlando di Massimiliano Esposito, classe 1972, “scugnizzo di Materdei”, che ormai da diversi anni vive al Nord, raggiunto telefonicamente dalla nostra Redazione.
Com’è stata l’esperienza nel mondo del Beach Soccer? Come mai hai deciso di lasciare la nazionale?
“L’esperienza è stata sicuramente positiva e formativa perchè si parla di uno sport che non ha nulla a che fare con il calcio. All’inizio ho affrontato quest’avventura per quello che poteva essere, un’esperienza da fare per avere una gestione di un gruppo, dei ragazzi, di uno staff. Ho dovuto studiare il sistema di gioco, il futsal. Perchè il beach soccer è il gioco del calcetto riportato su sabbia. In cinque anni abbiamo ottenuto risultati importanti perchè siamo arrivati tra le prime quattro squadre sia ai Mondiali che agli Europei. Abbiamo raggiunto anche qualche record di vittorie. Nell’ultimo anno abbiamo messo la ciliegina sulla torta con la vittoria della medaglia d’argento ai giochi olimpici europei. Poi ho deciso di lasciare perchè avevo ritenuto concluso il mio ciclo e poi avevo voglia di ritornare nel mondo del calcio da cui provengo“.
Dopo la parentesi, importante, nel beach soccer, cosa fai attualmente?
“Oggi sono responsabile e allenatore di un settore giovanile in provincia di Padova. Quasi tutti i nostri allenatori sono ex giocatori professionisti. Faccio parte di una una società che ha sposato il progetto di investire sui giovani e negli anni sta conseguendo tanti risultati importanti. Stiamo diventando un settore giovanile di tutto rispetto e stiamo lavorando per farlo crescere ancora di più“.
Riavvolgiamo il nastro della tua carriera da calciatore. Pur essendo un’ala, hai realizzato diversi gol in serie A, alcuni anche decisivi. Qual’è quello che ricordi più spesso?
“Ricordo volentieri il gol contro il Milan a San Siro, quando giocavo nella Reggiana. Grazie a quel gol mi feci notare, fu un gol pesante perchè fatto al Milan e consentì alla Reggiana di rimanere in Serie A. E quindi nello stesso mi ha dato la possibilità di farmi conoscere, visto che era il mio primo anno in massima serie. Ricordo molto volentieri anche i gol segnati con la maglia del Napoli, nello stadio della mia città, con la maglia della squadra per cui tifo. Giocare in quello stadio significa coronare un sogno che hai nel cassetto sin da bambino, e poi quando giochi in uno stadio con almeno 40/50 mila tifosi, che poi diventano 80 mila in una semifinale di Coppa Italia contro l’Inter, che ad un gol o ad una bella giocata di osannano, è chiaro che tutto questo è una grande soddisfazione, indescrivibile e impagabile“.
Pensi di avere qualche rimpianto da calciatore?
“Nella mia carriera ho avuto la fortuna di poter fare tante esperienze. Sono passato da società cosiddette medio-piccole come Chievo, Reggiana, Perugia, Brescia, a squadre di spessore come Napoli e Lazio. Diciamo che le mie soddisfazioni me le sono tolte. Ogni tanto ripenso, tra me e me, che magari, per quelle che erano le mie caratteristiche di gioco e le mie doti, potevo fare qualcosa in più. Poi, mi dò una risposta nel senso che per quello che proponeva il calcio di quegli anni, già il fatto di esserci stato è un motivo di vanto. Infatti si parla di annate in cui giocavano calciatori del calibro di Baggio, Zola, Van Basten, Gullit, difensori come Baresi, Maldini. Faccio solo alcuni nomi per rendere l’idea dei valori che esprimeva quel calcio. E quindi, aver fatto parte di un calcio del genere e averlo giocato, non solo guardato, è un motivo di orgoglio“.
Com’era il tuo rapporto con gli allenatori che hai incontrato nella tua carriera?
“Faccio l’allenatore già da qualche anno. Negli anni ho capito che ogni allenatore ti può lasciare qualche insegnamento. Posso parlare di Mazzone, grandissimo uomo, molto corretto, che ho avuto a Brescia e a Perugia. Ricordo Ulivieri, un allenatore molto preparato che curava i minimi dettagli. Di allenatori ne ho cambiati tanti, e devo dire che da ognuno ho appreso qualcosa che mi porto dietro oggi nella mia attività di allenatore”.
Quando hai giocato a Brescia, in quell’annata ci fu una partita che molti ricordano per la corsa di Mazzone dopo il pari in zona Cesarini.
“Si, è vero. Ricordo quella partita contro l’Atalanta che finì 3 a 3. E’ rimasta negli annali per la corsa di Mazzone verso il settore ospiti. In quella squadra giocavo insieme a Baggio, Guardiola, Toni, Pirlo, i fratelli Filippini, una squadra che oggi potrebbe lottare almeno per un posto in Europa League, e invece all’epoca lottava per la salvezza”.
Un’ultima battuta su Roberto Baggio…
“Per me era un idolo, un campione dentro e fuori dal campo. Sono onorato di aver giocato al tuo fianco”.
Fonte foto: profilo FB Massimiliano Esposito