Nazionale italiana sordi, tutti a Washington per un grande sogno
Non è certo un mistero che, per antonomasia, il calcio sia considerato lo sport più seguito del mondo. Molto spesso, però, lezioni di vita giungono direttamente da quelle discipline erroneamente considerate minori, che vanno avanti tra mille difficoltà quotidiane, senza la luce dei riflettori a sostegno, ma che incarnano quei valori quali senso di appartenenza, spirito di sacrificio, umiltà e aggregazione che dovrebbero essere alla base della società e fungere da traino soprattutto per i più giovani. Proprio per questo il lavoro di Sara Braida merita un plauso incondizionato, lei che ha messo a disposizione la sua professionalità e l’innata competenza tecnica guidando la Nazionale italiana di basket composta da ragazze sorde, ma che grazie agli allenamenti e a tante manifestazioni riescono a convivere con questo disagio senza mai perdere il sorriso e la voglia di combattere. Meriti, naturalmente, condivisi con il suo staff composto dal direttore tecnico Beatrice Terenzi, dall’addetto stampa Elisabetta Ferri, dal vice allenatore Fabio Gelsomini, dal presidente della FSSI Zanecchia, dal consigliere Bucca e da tutti i fisioterapisti che lavorano alacremente senza trascurare alcun dettaglio. La prossima settimana si partirà per Washington per disputare i mondiali, un evento destinato a regalare tante emozioni e che permetterà alle atlete di coniugare la passione per la pallacanestro ad una serie di attività culturali in uno dei posti più belli del mondo e sempre pronto ad accogliere ogni tipo di realtà sportiva. La nostra redazione ha intervistato coach Braida raccogliendo le sue sensazioni a poco meno di una settimana dall’esordio:
Come si prepara un evento del genere?
“Siamo tutti molto emozionati, è un’esperienza unica che merita di essere vissuta al massimo dell’entusiasmo a prescindere da quello che sarà il risultato sportivo. Questi mondiali rappresentano il coronamento di un percorso fatto di sacrifici, ma anche di qualche bella vittoria; abbiamo avuto il piacere di confrontarci spesso con realtà anche blasonate, ma abbiamo sempre fatto una figura dignitosa permettendo alle nostre giocatrici di crescere sotto tutti i punti di vista. In passato ha prevalso la categoria “senior”, oggi sono veramente felice di guidare un gruppo molto giovane e che è diventato la mia seconda famiglia. Non vediamo l’ora di essere a Washington, sarà un privilegio allenare la Nazionale italiana di basket”.
In un contesto così particolare lei deve essere un mix tra allenatore e psicologo: come sta vivendo questa avventura?
“E’ un onere, ma soprattutto un onore. Non è retorica affermare che sono le ragazze che stanno insegnando tanto a me e non il contrario. Proprio per questo sto aspettando la partenza con emozione: si è formato un gruppo molto unito, che nel suo percorso ha già messo in bacheca qualche medaglia di bronzo ben figurando in una disciplina come il basket nella quale l’Italia sta migliorando anno dopo anno così come nella pallavolo. Ci siamo preparati bene, stiamo provando a trasmettere a tutta la squadra le motivazioni necessarie affinché capiscono che essere lì, ai mondiali, è già una grande vittoria”.
Quanto lo sport può aiutare queste ragazze che convivono con un grave problema di salute?
“Lo sport è vita, questa frase è uno degli slogan che ha accompagnato tutto il mio percorso. Purtroppo ci sono tante persone che sin dalla nascita combattono con un destino non propriamente benevolo, ma è compito di tutti quanti noi far capire a queste ragazze che non sono diverse, ma speciali. E’ proprio vero: a volte dietro una palla che rotola in una rete c’è quel sorriso che ci permette di goderci le cose belle della vita e di accantonare per qualche attimo i problemi quotidiani. Ribadisco la mia ammirazione per queste ragazze che si sono messe in gioco con coraggio e che, nonostante la giovane età, rappresenteranno con fierezza l’Italia in una manifestazione importantissima e ricca di fascino”.
Immaginiamo che portare avanti un’attività del genere in tempi di crisi economica come questi non sia affatto semplice…
“La crisi c’è per tutti e automaticamente anche il mondo dello sport e le società ne risentono negativamente. Abbiamo la fortuna di poter contare su una serie di associazioni che ci danno una mano. Il mio ringraziamento va alla Federazione Sport Sordi Italia che ci sostiene e ci dà tanta forza, allo sponsor Sermeca che ha contribuito al pagamento delle spese per i trasporti che, come potete immaginare, incidono molto nel bilancio di un club che non ha tantissime persone disposte a finanziare. Estendo la mia gratitudine anche all’Istituto Sordi di Milano e alla Società ANS di Viterbo che ha organizzato tutti i nostri raduni. Tutto questo ci permette di andare avanti, sapere che ci sono professionisti che credono nel nostro lavoro moltiplica gli sforzi dello staff affinché si ottengano risultati sempre migliori”.
Ormai siete una bella realtà, potete contare su un buon seguito di pubblico?
“Piano piano ci stiamo facendo conoscere, ci sono delle persone che fanno il tifo per noi e che accompagnano le ragazze nel delicato percorso di crescita. Abbiamo partecipato a tante manifestazioni sportive e la risposta del pubblico è sempre stata importante, mi farebbe davvero piacere se in futuro l’impegno, la passione, la dedizione e il senso di appartenenza di queste ragazze fosse ripagato da un seguito ancora più nutrito. Vi posso assicurare che è un gruppo fantastico, gente che ha tanto da insegnarci e che non va mai lasciata sola. Insieme possiamo portare avanti un grandissimo progetto e rappresentare un punto di riferimento”.
Gaetano Ferraiuolo