Nino Belmonte: “Sto giocando la mia partita più importante”
La sopravvivenza può essere riassunta in tre parole: non mollare mai. Questo lo sa bene Nino Belmonte, 40enne allenatore salernitano che da qualche tempo sta giocando la sua partita più importante, impegnandosi per continuare a sorridere alla vita, rimanendovi aggrappato con tutte le forze a sua disposizione. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per farci raccontare la sua storia e per lanciare un messaggio positivo a tutti i nostri lettori, ma non solo: “Lo scorso luglio, mentre giocavo a calcio, ho accusato un dolore alla schiena. All’inizio credevo fosse solo un dolore muscolare; purtroppo, invece, esami maggiormente approfonditi hanno evidenziato la mia patologia: linfoma non Hodgkin, tumore che può svilupparsi in diverse aree del corpo a partire dai linfociti B e T”.
Belmonte ha proseguito: “Vivo con la paura di morire, ma, quando si verificano queste situazioni indesiderate, scattano meccanismi particolari tali da farti riconciliare con l’essenza della nostra esistenza. Non ha senso adirarsi per le quisquilie e le futilità, la vita è una e va goduta nel migliore dei modi, finché ci è concesso. Le paure costituiscono un espediente per non mollare e rifletto in questa mia battaglia personale la grinta che sono solito trasmettere sul rettangolo verde ai miei ragazzi: sarò un osso duro”. Il trainer ha rivelato un sogno per il futuro: “Quando uscirò vincitore da questa battaglia, conto di tornare ad allenare. In questi mesi, grazia alla collaborazione di un gruppo di amici, mi sto cimentando nel ruolo di ‘direttore tecnico’ della Nuova Neugeburt, società militante in Terza Categoria. Personalmente, quindi, auspico di tornare, successivamente, a fare l’allenatore a tempo pieno: non è più il calcio di una volta, ma conto di tornare a farvi parte, facendo leva sulle mie qualità tecniche, umane e caratteriali. Senza voler trascendere in paragoni altisonanti, molti mi avvicinano al modo di allenare che contraddistingue Simeone: per me il 4-4-2 è il modulo con il quale si riesce a coprire meglio il campo, con due linee molto compatte. Il motto che contraddistingue le mie squadre è ‘dove non arrivi con la gamba, puoi pur sempre arrivare col cuore’.
Chissà che in futuro non possa esserci un progetto tale da farmi tornare in sella a qualche panchina”. Infine, una chiosa: “Sono un uomo fortunato perché la famiglia e gli amici mi stanno aiutando nel momento difficile che sto vivendo. Mi preme rimarcare il valore sociale che il calcio assume in frangenti del genere: attraverso la mia carriera, sono riuscito a creare rapporti umani veri e l’ho constatato sulla mia pelle in relazione all’affetto che molti mi stanno affibbiando”. In bocca al lupo di cuore da tutta la famiglia de “Il Bello dello Sport”: forza, Nino!
N.B. Le foto sono tratte dal profilo Facebook dell’intervistato e sono state pubblicate con la sua autorizzazione