Offside/La rinascita dello Zambia: dalla tragedia aerea alla vittoria della Coppa d’Africa
Milano – La 36esima edizione di Offside, il Festival cinematografico internazionale del calcio in corso di svolgimento a Milano, si è aperta con la proiezione di E18hteam, un film-documentario sulla squadra nazionale di calcio dello Zambia del regista Juan Rodriguez-Briso, che racconta il trionfo in Coppa d’Africa nel 2012 in Gabon, lo stesso paese dove 18 anni prima i Chipolopolo (soprannome dei giocatori zambiesi che significa ‘proiettili di rame’, uno dei maggiori prodotti d’esportazione del paese), persero la vita in un incidente aereo prima di una partita di qualificazione alla Coppa del Mondo. Una nazione dove vivono circa settanta differenti gruppi etnici, con tradizioni e dialetti diversi, che si riconoscono sotto un’unica bandiera quando scende in campo la loro nazionale.
L’incredibile storia dello Zambia, legata a doppio filo con quella di Kalusha Bwalya, è segnata da tre episodi fondamentali: il 4-0 rifilato all’Italia alle Olimpiadi di Seul nel 1988; la tragedia aerea 1993, di fronte alla costa del Gabon, in cui morirono 18 giocatori e tutto lo staff della nazionale e infine l’incredibile rinascita della squadra, che prima sfiorò la qualificazione per i Mondiali negli Stati Uniti (1994) e l’anno successivo fu battuta solo dalla Nigeria (2-1) nella finale della Coppa d’Africa giocata a Tunisi.
Zambia, questa sconosciuta. Prima del 1988 pochi conoscevano il livello calcistico dello Zambia e l’Italia di Rocca, che partecipava alle Olimpiadi di Seul con una squadra che annoverava giocatori del calibro di Tacconi, Tassotti, Ferrara, Carnevale e Dossena, sottovalutò l’avversario subendo una sonora batosta sportiva e morale, forse più pesante della famosa sconfitta in Corea del Sud. Alla fine il risultato fu: Zambia quattro, Italia zero, con una tripletta di un 25enne Kalusha Bwalya che nella sua carriera, poi, avrebbe fatto le fortune del calcio zambiano. In quell’edizione olimpica, la marcia dello Zambia si interruppe ai quarti di finale contro l’allora Germania Ovest in cui giocava Jurgen Klinsmann. Quella squadra era composta da giovani sconosciuti ma di belle speranze che si riconosceva nel suo leader, Kalusha Bwalya, che ai tempi dei giochi olimpici giocava in Belgio, nel Bruges, e poi fu acquistato dal Psv Eindhoven.
La tragedia in Gabon. Una favola che si concluse, cinque anni dopo, al largo delle coste del Gabon. Era il 27 aprile 1993. La squadra doveva raggiungere Dakar, dopo tre scali fissati in Congo a Brazzaville, in Gabon a Libreville e in Costa d’Avorio ad Abidjian, per disputare contro il Senegal la gara decisiva di qualificazione per accedere ai Mondiali di USA 1994. A bordo del velivolo erano presenti cinque membri dell’equipaggio, diciotto calciatori e sette uomini tra staff tecnico, amministrativo e un giornalista. All’appello mancano l’infortunato Charlie Musonda e Kalusha Bwalya, impegnato con il PSV che avrebbe raggiunto i compagni direttamente a Dakar, unici a salvarsi.
La rinascita. Una generazione calcistica distrutta, un’intera Nazione che pianse come pianse l’Italia nel 1949 per la tragedia di Superga o l’Inghilterra nel 1958 per il dramma del Manchester United. Un mese dopo la tragedia lo Zambia si trova ad affrontare, nel suo girone di qualificazione, la prima partita dopo il triste evento, per poter accedere ai mondiali americani. Con una squadra assemblata in poco tempo, lo Zambia vince in casa contro il Marocco per 2 a 1 e il miracolo sembra possibile. Nella gara disputata nel mese di ottobre 1993 in Marocco ai Chipolopolo basta un pareggio. E invece lo Zambia esce sconfitto per 1 a 0 e sfuma la prima, storica, qualificazione ai mondiali. Ma la svolta ci sarà sotto la guida tecnica di Herve Renard che nel 2012 porta lo Zambia a vincere la Coppa d’Africa, dopo una finale contro la Costa D’Avorio di Drogba e Gervinho. Una partita vietata ai deboli di cuore, conclusa solo dopo la lotteria dei calci di rigore (ben 18). Una vittoria che arriva dopo 18 anni e 9 mesi, in Gabon, nel luogo dove morirono 18 giovani di belle speranze. Lo Zambia non ha dimenticato quella tragedia e ha reso omaggio a quegli sfortunati eroi: a Lusaka, nei pressi dello stadio Nazionale, rinominato National Heroes, è stato costruito un monumento che riporta i nomi dei giocatori morti. Un modo per fissare, per sempre, nella memoria di tutti, vecchi e nuove generazioni, la fantastica squadra del 1993.