Offside/Il racconto dell’Italia degli anni sessanta nel corto “Il 68 azzurro”
Milano – Nella seconda giornata della rassegna cinematografica Offside, in corso di svolgimento a Milano, è stato proiettato il cortometraggio “Il 68 azzurro”, un progetto dei registi Francesco Gallo e Lorenzo de Alexandris, presenti durante il dibattito che ha preceduto la proiezione. Attraverso una ricerca negli archivi Rai e con l’appoggio dell’Università Roma Tre, il cortometraggio della durata di 50 minuti racconta un’annata ricca di eventi, quale è stata quella del 1968, ma anche gli anni precendenti, da un punto di vista inedito, ossia attraverso l’edizione italiana dei campionati europei di calcio. Vicende, storie e personaggi di un anno spartiacque per la storia italiana ed europea, durante il quale il calcio si è intrecciato spesso ad eventi sociali. Sono gli anni delle occupazioni studentesche e delle guerriglie urbane, di movimenti di operai che scendono in piazza sognando di cambiare l’ordine delle cose. Un movimento su scala mondiale, che tocca va dagli Stati Uniti all’Europa, interessando le principali capitali europee ed anche l’Italia non ne fu immune. Erano gli anni in cui uscì ‘Il ragazzo della Via Gluck‘ di Celentano e la TV, ancora in bianco e nero, entrava sempre di più nelle case degli italiani. Da un punta di vista calcistico l’Italia era reduce dalla disfatta del 1966 contro la Corea del Nord ai campionati del Mondo in Inghilterra. Una squadra che si presentò a quel Mondiale con gente del calibro di Facchetti, Rivera, Mazzola, con Edmondo Fabbri alla guida tecnica. Un fallimento che però rappresentò il momento della rinascita della nazionale di calcio, con l’avvicendamento in panchina di Valcareggi al posto Fabbri. L’Uefa assegna all’Italia l’organizzazione del torneo e le sedi prescelte sono Napoli, Roma e Firenze. Dopo aver battuto la Bulgaria nei quarti di finale (sconfitta per 3 a 2 a Sofia e vittoria per 3 a 0 a Napoli), in semifinale gli azzurri se la devono vedere contro l’Unione Sovietica, un avversario difficile che aveva già vinto la competizione nel 1960 e quattro anni prima aveva perso in finale contro la Spagna. A Napoli la partita termina 0 a 0 e, considerato che all’epoca non erano previsti i calci di rigore, la partita si decise con il lancio di una monetina da 100 lire. Il particolare sorteggio avvenne negli spogliatoi, alla presenza dell’arbitro tedesco Tschenscher. Facchetti scelse ‘testa’ ed ebbe ragione: l’Italia era in finale contro la fortissima Jugoslavia, che nell’altra semifinale aveva superato l’Inghilterra di Bobby Charlton. La finale si gioca a Roma l’8 giugno 1968 e si conclude con il risultato di 1 a 1: dopo il vantaggio iniziale di Dzaijc, gli azzurri pervengono al pareggio con Domenghini. Come da regolamento si va alla ripetizione della gara, dopo due giorni. Valcareggi rivoluziona la squadra: cambia cinque giocatori, anche per immettere nuove energie in campo, mentre la Jugoslavia si presenta con la stessa formazione. La scelta del ct azzurro risulterà vincente: l’Italia vince per 2 a 0, con reti di Riva e Anastasi ed alza la coppa che rappresenta, ad oggi, l’unico trionfo a livello europeo per l’Italia.