Omar Daffe: “I cattivi hanno più voce dei buoni, che talvolta non fanno abbastanza”
“Ho praticato durante la mia vita vari sport, anche arti marziali, fino ad appassionarmi al ruolo del portiere di calcio. A circa 16 anni sono emigrato dal Senegal verso la Francia per un provino al Bordeaux, poi successivamente mi sono messo in gioco per la prima volta in Italia nella città di Napoli. Dopo tanti anni di calcio, posso dire di aver militato in tante squadre dilettantistiche dell’Emilia Romagna e di essermi messo da parte tanta esperienza che voglio donare ai più piccoli, che sono il futuro della nostra società”. Con queste parole, ai microfoni della nostra redazione, Omar Daffe portiere di origine senegalese dell’Agazzanese (provincia di Piacenza ndr) ci ha raccontato il suo percorso agonistico nel mondo del calcio. Omar alcune settimane fa è stato vittima di un brutto episodio di razzismo salito tristemente alla ribalta nazionale: “Ero in campo con la mia squadra sul campo della Bagnolese, quando ad un certo punto mi rendo protagonista di un contatto all’interno dell’area di rigore ai danni di un mio avversario. Nonostante il direttore di gara non ha ritenuto falloso tale episodio, ho ricevuto da parte di un solo individuo appostato in tribuna reiterati insulti razzisti che hanno minato la mia sensibilità. Dopo aver udito anche alcuni applausi a supporto di tale gesto, ho deciso di abbandonare il terreno di gioco per dirigermi nei pressi degli spogliatoi insieme ai miei compagni di squadra e ai calciatori avversari che hanno accettato e supportato la mia presa di decisione”. Nonostante lo spregevole episodio, per Omar l’Italia non è un paese razzista e tanti problemi partono dai genitori: “L’Italia non è un paese razzista , ma certe volte alcuni episodi vengono amplificati da un senso di omertà che spinge le persone a non ostacolare e condannare gesti così brutti. Durante la partita che stavo giocando c’erano diversi spettatori, oltre al tifoso razzista, che stavano guardando l’incontro ma nessuno è intervenuto per farlo smettere. Oltre a occuparmi quotidianamente sul sociale alleno anche dei bambini alle prime armi con il mondo del calcio e nonostante le mie origini straniere mi rispettano e ascoltano i miei consigli per esprimersi meglio in ottica di crescita futura. Penso che tanti episodi di razzismo siano figli delle persone più adulte perché i bambini non sono così; ma anzi hanno molto da insegnare a tanti adulti”.
A cura di Giuseppe Mautone